Per l’apertura di un conto deposito, il sottoscrittore deve possedere un conto corrente tradizionale presso un istituto di credito. Quindi sulla scorta di un rendimento prefissato, il cliente accetta di versare il proprio capitale in questo conto senza usarlo per un periodo prestabilito, solitamente il minimo è tre mesi, il massimo è 30.> Ibl Family apre un negozio finanziario anche a Cagliari
Le banche che offrono questo prodotto, impiegano le somme depositate dai clienti in strumenti finanziari a basso rischio, ma con un rendimento superiore o almeno pari a quello offerto ai depositanti. Solitamente, li investono in obbligazioni, titoli di Stato e prestiti, soprattutto nella forma di mutui a privati e imprese.
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Se un conto deposito rende il 3% significa che il gestore ha investito in un prodotto che rende più del 3%, o il 3% (nessuna perdita). Quindi, anche se la strategia di investimento ha un costo maggiore, il fine è quello di acquisire nuovi clienti tramite offerte promozionali.
I conti deposito hanno conosciuto una grande crescita negli ultimi anni, grazie soprattutto agli ottimi rendimenti. Oggi il contesto sta cambiando. Nell’ultimo anno, i rendimenti medi sono calati di circa un terzo, penalizzando soprattutto i vincoli a breve termine.
E la Legge di Stabilità ha aumentato l’imposta di bollo per i conti correnti e deposito. Da gennaio si è andati dallo 0,15% allo 0,2%, senza più il minimo di 34,20 euro (sono esentati i conti con una giacenza media annuale inferiore a 5.000 euro).
Ma sebbene questo rialzo ciò che continua a spingere sempre più risparmiatori verso questi prodotti è la garanzia data dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) che, ad esempio, i fondi comuni non hanno.