Si aggrava ulteriormente la situazione della Grecia. Atene potrebbe disporre di una liquidità sufficiente solo ed esclusivamente per tirare a campare solo per tre settimane ancora.
Il rischio default, e la dichiarazione di default, pare essere infatti imminente. A spiegarlo sono alcuni funzionari dell’Eurozona. Nel contempo, il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è tornato a ripetere che il governo Tsipras potrà avere accesso ai fondi messi a disposizione da Bruxelles solo nel momento in cui s’impegnerà a rispettare gli impegni presi in precedenza. Una posizione, questa, che anche il ministro delle Finanze francese Michel Sapin condivide pienamente. Sapin ha chiesto di verificare lo stato dei conti e di porre fine agli slogan.
Durante la giornata di ieri, il governatore della BCE, Mario Draghi, nel corso di un incontro con il ministro greco dell’Economia, Yanis Varoufakis, ha provato a convincere quest’ultimo ad accettare l’invio di funzionari dellaTroika (UE, BCE e FMI) ad Atene al fine di visionare i conti, altrimenti nessun creditore sarebbe nelle condizioni di sapere quali siano le reali esigenze finanziarie dello stato ellenico.
Varoufakis, il quale considera che Draghi sia un banchiere alquanto qualificato, avrebbe acconsentito al ritorno della Troika nella capitale greca, anche se con un profilo basso, per evitare di continuare a fornire l’idea di un paese colonizzato.
Sostengono gli esperti:
Le stesse pressioni arrivano dall’Eurogruppo, dove si fa presente che altrimenti Atene dovrebbe mandare a Bruxelles centinaia di suoi funzionari per fornire i dettagli dei suoi conti pubblici. Sul punto, spiega Varoufakis, ci sarebbe stata un’incomprensione, perché il governo Tsipras non avrebbe obiezioni all’arrivo di funzionari delle “Istituzioni” (Troika) ad Atene. Il tempo stringe e mercoledì riprenderanno i colloqui tra le parti a Bruxelles. Il negoziato appare difficile, come dimostrano le minacce all’Europa dei ministri greci, segno al contempo sia del loro nervosismo che di un certo dilettantismo.