Sembra sempre più lontano l’accordo tra la Grecia e i creditori internazionali. Le parti rimangono lontane e incapaci di raggiungere una posizione condivisa.
Manca ancora l’intesa che dovrebbe consentire lo sblocco di 7,2 miliardi di aiuti internazionali, in cambio di riforme strutturali da parte del governo di Syriza, e di attingere ad altri liquidi dai fondi salva-Stati. Nel contempo il premier Alexis Tsipras, che incontra in casa il collega austriaco, torna a fare la voce grossa puntando i piedi contro le richieste dei creditori.
L’ultima voce di allarme sulla situazione proviene dalla Banca centrale greca, che ammonisce: se i negoziati tra il governo greco e i creditori internazionali falliranno, la Grecia si avvierà su un “pericoloso corso” che la porterà verso il default e l’uscita dall’euro. Secondo l’istituto, il rallentamento economico del Paese è destinato ad accelerare nel secondo trimestre di quest’anno e la crisi in corso ha causato una fuga dei depositi di circa 30 miliardi di euro dalle banche greche tra ottobre e aprile. “Il fallimento nel raggiungere un accordo segnerebbe l’inizio di un corso pericoloso che indurrebbe, inizialmente, a un default e, successivamente, all’uscita dall’euro, e probabilmente, dall’Unione europea”, scrive l’istituto nel suo rapporto.
“Raggiungere un accordo con i nostri partner è un imperativo che non possiamo permetterci di ignorare”, aggiunge. Una “crisi del debito controllabile, come è quella che stiamo gestendo con l’aiuto dei nostri partner si trasformerebbe a valanga in una crisi incontrollabile con grandi rischi per il sistema bancario e la stabilità finanziaria. Un’uscita dall’euro – aggiunge il rapporto – aggraverebbe solo uno scenario economico avverso e farebbe balzare l’inflazione”. Lo scenario tratteggiato dalla Banca di Grecia aggiunge gli altri elementi dello scenario peggiore: una profonda recessione, un calo drammatico dei redditi, un balzo esponenziale della disoccupazione.