Durante la mattinata di oggi la Banca centrale cinese ha svalutato ulteriormente lo yuan nei confronti del dollaro dell’1,62% in confronto al tasso ufficiale di ieri.
Già alla vigilia l’Istituto centrale aveva deprezzato la divisa nazionale nei confronti del biglietto verde dell’1,9%. La decisione, aveva precisato la PBoC, mira a far in modo che i tassi di cambio si muovano in base all’andamento del mercato.
Nella notte l’Istituto ha precisato che continuerà a mantenere il valore della moneta nazionale su livelli “stabili e ragionevoli”. Una mossa tesa a spronare l’economia del Paese con la produzione industriale aumentata del 6% a livello annuale a luglio, in calo rispetto al +6,8% di giugno. Il rialzo su base mensile è stato, invece, dello 0,32%. Il dato è comunque superiore al consenso degli economisti che si attestava a +6,6%.
Dopo la mossa dell’Istituto centrale cinese lo yen ha sfiorato il minimo degli ultimi due mesi contro il dollaro. Il mercato si interroga sulla possibilità di una stretta monetaria da parte della Fed dopo la mossa dell’istituto centrale cinese. Al momento l’euro vale 1,10912 dollari da una chiusura a 1,1040 e 138,28 yen da 138,13. Il dollaro/yen si attesta, invece, a 124,66 da 125,10.
C’è attesa anche per la riunione di venerdì dei ministri finanziari della zona euro convocata appositamente per l’approvazione dell’accordo tra Atene e i suoi creditori internazionali. Ieri il premier greco Tsipras ha chiesto al Parlamento di riunirsi per assicurare che venga approvato entro giovedì l’accordo per il bailout del valore di circa 85 miliardi di euro.
L’impatto sulle Borse europee è immediato. La seduta odierna è cominciata con la manifestazione di un calo coerente con quello dei mercati asiatici e Usa, con l’azionario in sofferenza.