Il Parlamento greco ha approvato con 154 voti a favore (su 300) l’ennesimo pacchetto di misure imposto ad Atene da Ue, Bce e FMI in cambio di 86 miliardi di prestiti.
Gli interventi varati questa notte prevedono un giro di vite sulle tasse per la casa, l’addio alle baby pensioni, l’innalzamento dell’età previdenziale, un rialzo delle tasse per gli agricoltori e la liberalizzazione di diverse professioni. La maggioranza Syriza-Anel è rimasta compatta mentre tutte le opposizioni – anche quelle che la scorsa estate avevano appoggiato queste misure – si sono sfilate votando contro.
Il premier greco, forte di questo ok, riaprirà ora le trattative con i creditori. I tavoli aperti sono tre: il primo, più urgente, è quello sulla ricapitalizzazione delle banche. La Bce dovrebbe chiudere in qualche settimana l’esame sulle necessità di capitale degli istituti. Poi entro fine anno si dovrebbero varare gli aumenti di capitale, per evitare che in coincidenza dell’avvio delle nuove norme comunitarie sui salvataggi bancari sia necessario sforbiciare i conti in banca dei correntisti. Il salvataggio del credito è fondamentale anche per togliere i controlli dei capitali che da 5 mesi imbrigliano la quotidianità dei greci (che possono prelevare al bancomat solo 60 euro al giorno) e l’economia.
Il secondo nodo da affrontare è lo sblocco di una nuova tranche di aiuti da 2 miliardi. Probabile che la Troika faccia pressione per ottenere – oltre all’ok in Aula – anche i decreti attuativi prima di aprire i cordoni della borsa. L’ultimo capitolo, per Tsipras quello più importante, è il negoziato sulla ristrutturazione del debito che a fine anno potrebbe arrivare al 190% del Pil. Tutti ormai lo auspicano – sotto forma di un allungamento delle scadenze e di una sforbiciata ai tassi – ma nessuno sa quando davvero si attuerà.