Durante gli ultimi quattro anni le aziende fondate e gestite da stranieri presenti nel nostro territorio sono cresciute del 21,3%, mentre le imprese italiane sono diminuite del 2,6%.
Con casi che toccano il record: oggi in Toscana circa il venti per cento delle imprese artigiane è a conduzione straniera.
A fotografare la vitalità imprenditoriale degli immigrati è uno studio della Fondazione Leone Moressa. I risultati? Su circa sei milioni di imprese operanti in Italia nel 2015, oltre 550.000 sono condotte da persone nate all’estero, ovvero il 9,1% del totale. Di queste, la stragrande maggioranza (94,2%) è di esclusiva conduzione straniera, “segno di una ancora scarsa interazione con soci italiani”. Cosa fanno? Oltre un terzo delle imprese straniere si concentra nel settore del commercio (38,5%). Seguono l’edilizia (24,8%) e i servizi (17,6%). Rispetto al 2011, le imprese di immigrati sono aumentate del 21,3%, contro una diminuzione delle imprese italiane del 2,6%. Gli aumenti più significativi si registrano nella ristorazione (+37,3%) e nei servizi (+32,2%). A livello territoriale, quasi un quinto degli imprenditori stranieri opera in Lombardia (19,1%), seguita da Lazio (12,8%) e Toscana (9,5%).
La dinamicità degli immigrati emerge soprattutto dal saldo tra imprese nate e cessate nel 2015. Mentre quello degli stranieri è in attivo di 24.795 unità, le imprese italiane mostrano un saldo negativo di 10mila. E ancora: in Italia le 550mila imprese condotte da immigrati contribuiscono con 96 miliardi di euro al 6,7% della ricchezza complessiva. A livello territoriale, oltre metà della loro ricchezza si focalizza in Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna.
Guardando ai comparti produttivi, le aziende straniere che concorrono alla creazione della ricchezza maggiore sono quelle dei servizi: si tratta di oltre 41 miliardi di euro. Il commercio produce 20 miliardi e la manifattura 17. Bene anche le imprese di artigiani.