Alitalia, i suoi lavoratori ed il destino delle finanze governative sono appese al referendum attraverso il quale l’accordo trovato tra le parti è passato. Saranno in grado i dipendenti della compagnia di fare ciò che per loro è meglio?
Meglio un compromesso o non accettare nulla? Il piano messo a punto indica che la prima soluzione sarebbe la più adeguata: vediamola insieme. Per prima cosa calano gli esuberi: il piano aziendale iniziale ne prevedeva oltre 2000 mentre al momento sono 1700 circa e così suddivisi: cassa integrazione straordinaria per due anni per 980 lavoratori a tempo indeterminato, nessun rinnovo di contratti a termine. A queste misure si devono poi aggiungere più di 140 posti tagliati nelle sedi estere.
Il taglio dello stipendio, considerato eccessivo inizialmente perché intorno al 30% si stabilirà su un 8% di media ma i nuovi assunti avranno un contratto di tipo Cityliner, meno costoso per l’azienda. Inoltre è prevista una diminuzione degli assistenti di volo sul lungo raggio ed una distribuzione maggiore dei compiti per l’equipaggio insieme ad una riduzione dei turni di riposo ed un passaggio al ritmo triennale degli scatti di anzianità.
Questo è quello che colpisce direttamente il personale. Cambieranno anche diverse strategie d’offerta. Il referendum sarà vincolante: se i lavoratori daranno l’ok i soci metteranno liquidità. In caso contrario si andrà in amministrazione controllata prima della vendita al migliore offerente, dato che i soci rifiuteranno una ricapitalizzazione. Mai come in questo caso i lavoratori sono chiamati a fare la scelta giusta sia per il loro presente che per il loro futuro.