La crisi ha portato alla scomparsa della classe operaia e della piccola borghesia ed il reddito insufficiente alla vita sta portando ad una netta modifica degli assetti famigliari e del modo stesso in cui l’economia gira tra domanda ed offerta.
Il ceto medio è praticamente scomparso e la persona di riferimento nei nuclei famigliari è l’unica con un reddito fisso, anche se pensionato. Il Rapporto Annuale 2017 dell’Istat è devastante nella sua crudezza: le diseguaglianze nella popolazione aumentano ma non è il censo a esserne la causa quanto il reddito e le pensioni. E’ innegabile come tutto venga dettato dal possesso di denaro: chi lo ha studia, si sottopone a check up, può perseguire attività culturali mentre chi non lo ha è costretto a rinunciare a tutto di generazione in generazione.
Anche per ciò che concerne le professioni quelle intermedie spariscono, quelle non qualificate vedono aumentare i propri numeri e scompaiono man mano gli operai e gli artigiani. La sorpresa nella classe media? Sono le donne impiegate ad essere i principali percettori di reddito nonostante il tasso di occupazione femminile sia più basso di 18 punti rispetto a quello maschile. Il punto è che la difficoltà economica e occupazionale hanno bloccato praticamente qualsiasi ascensore sociale che “intenda spostarsi” vero l’alto.
A salire in modo sensibile è l’indicatore di grave deprivazione materiale, che passa all’11,9%. Le famiglie faticano sempre di più ad arrivare alla fine del mese e la povertà assoluta ora riguarda 1,6 milioni di persone, il 6,1% delle famiglie che vivono in Italia. E’ la tipologia di occupazione a non consentire una crescita ed a costringere il 68,1% degli under 35 a condividere la casa con i propri genitori.