Sebbene la ripresa si stia facendo più forte sospinta dalla domanda interna, secondo Mario Draghi e la BCE non è ancora tempo di eliminare il supporto da parte dell’istituto centrale e quindi gli stimoli monetari sono da ritenere ancora necessari in Europa.
Alcuni paesi come la Germania spingono affinché si esca dal “periodo di emergenza“: la Banca Centrale al contrario si oppone onde evitare che nazioni più forti possano in qualche modo mettere a repentaglio quelli che sono i tentativi di stabilità degli altri membri della Comunità Europea. Uno dei principali obiettivi da raggiungere è per tutti l’inflazione al 2% ed al momento le pressioni su prezzi sono ancora insufficienti per consentirsi di tirare un sospiro di sollievo. Il bisogno è ancora quello di politiche monetarie accomodanti, soprattutto in virtù di una situazione che vede i salari crescere troppo lentamente. Insomma, nonostante l’opinione di alcuni analisti che sostengono una diminuzione degli acquisti dei bond da 60 miliardi già a settembre ed ad una settimana dalla riunione della Banca Centrale Europea chiamata a rivedere le stime sul Pil Mario Draghi di certo raffredda gli animi.
Potrebbero infatti non arrivare ancora le indicazioni sull’avvio dell’uscita dal Quantitative easing né sull’aumento dei tassi di interesse. Allo stesso tempo, complica anche i piani annunciati da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, vi è totale apertura ad un rafforzamento economico dell’Europa attraverso una revisione dei trattati. Insomma le possibilità per un cambiamento vi sono ma tutto deve essere fatto, secondo il Governatore della BCE nel modo giusto e nei tempi giusti.