Gennaio o febbraio del prossimo anno: queste le scadenze che sono previste per la decisione della Corte Costituzionale in merito alla riforma delle banche popolari, dopo un’attesa lunga praticamente un anno. Aspettando il responso, sono due le banche che ancora mancano all’appello nel processo di trasformazione in Spa e sono la Banca Popolare di Bari e quella di Sondrio. All’avvicinarsi della decisione della Corte Costituzionale, però, i due istituti arrivano in situazioni notevolmente diverse. Se il presidente Marco Jacobini, alla guida della Banca Popolare di Bari, ha più volte mostrato un atteggiamento di apertura verso il passaggio alla forma della società per azioni, puntando ad un netto rilancio sul mercato, l’istituto di Sondrio ha assunto una posizione molto più conservatrice, anche per via della confusione generata dallo scontro tra i soci storici e il fondo di investimento anglosassone Amber.
La Banca Popolare di Bari ha intanto avviato la prima operazione sul mercato dei capitali con la cartolarizzazione dei mutui ipotecari residenziali. Un’attività che spetterà portare a termine alla partner americana JP Morgan, mentre il controllo e la gestione di sofferenze e inadempienze probabili sarà nelle mani di Cerved. A livello di bilancio sono ancora presenti i disagi derivanti dall’incorporazione di Tercas: un investimento da 500 milioni di euro che la Popolare di Bari ha dovuto mettere in conto senza alcun aiuto statale, prima che questi ultimi arrivassero invece per Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife.
Nel 2016, a causa di queste carenze, confusioni e problematiche a livello legislativo e, più in generale, di tutto il sistema bancario nazionale, il valore delle azioni della Banca Popolare di Bari ha subito un ribasso da 9,53 a 7,50 euro. Al contempo, i circa 70 mila soci hanno chiaramente cominciato ad avere legittime preoccupazioni. E la riforma Renzi, tra le altre cose, portava con sé anche alcune modifiche legate al diritto di recesso, tra cui quella di poter limitare se non completamente azzerare tale diritto.
Il Consiglio di Stato, oltre ad avere criticato tali norme sul diritto di recesso, ha sottolineato come nemmeno la scelta di costituire una holding cooperativa abbia una base legislativa. Di qui i problemi soprattutto per la Banca Popolare di Sondrio, da sempre sostenitrice di tale soluzione, solamente presa in considerazione come alternativa, invece, dalla Banca Popolare di Bari.