Non ci si aspettava poi tanto di differente: Mps ha chiuso il 2017 con una perdita di 3,5 miliardi di euro, in crescita rispetto a quella di 3,2 miliardi registrata nel 2016. Il salvataggio di questa banca ha visto scendere in prima linea il Governo: una mossa saggia?
E’ impossibile non chiederselo nonostante le garanzie che si sono tentate di avere: il rosso dell’istituto toscano non è qualcosa sul quale è possibile sorvolare. A scendere sono i ricavi complessivi, del 6%, pari a 4.026 milioni di euro, per la flessione del margine di interesse, calcolata a – 11,5% (1.788 milioni) ed anche le commissioni nette che vivono un decremento del 14,3% a 1.577 milioni: fattori che vengono solo parzialmente compensati dalla crescita del risultato netto della negoziazione e delle attività/passività finanziarie in questo caso migliorate perché influenzate dagli ovvi effetti positivi del burden sharing.
Scende anche l’esposizione dei crediti deteriorarti lordi dello 0,7%: una percentuale che rimane generalmente stabile. Entrando nello specifico del quarto trimestre il bilancio di Mps mostra una perdita di 502 milioni di euro, per via dei costi di recupero per 170 milioni di euro, legati all’accordo di servicing pluriennale relativo alla cessione della piattaforma per la gestione dei crediti in sofferenza e di 166 milioni di euro di accantonamenti per altri rischi.
Insomma, una situazione tutt’altro che rosea e che deve essere assolutamente sistemata, almeno parzialmente nel corso del 2018. La partecipazione statale nel cda della banca non dovrà pesare sui cittadini ma portare Monte dei Paschi di Siena a crescere nuovamente, anche per ciò che riguarda la quotazione in Borsa favorendo un piano di ripresa serio ed efficace.