Ieri Calenda aveva tuonato contro i dirigenti di Embraco, che hanno rifiutato qualsiasi proposta del governo. “Non incontrerò più questa gentaglia”, avrebbe tuonato il ministro, aggiungendo “o accettano le nostre offerte, o con me hanno chiuso”.
La Embraco aveva appena confermato i 500 licenziamenti alla fabbrica di Riva di Chieri, in Piemonte, per trasferirsi in Slovacchia. Ma il ministro Calenda è deciso a mettere i bastoni tra le ruote a Embraco, e stamattina è a Bruxelles per trovare una soluzione. La Embraco vuole risparmiare e restare nella Comunità Europea, e rifiuta anche la cassa integrazione, che rinvierebbe il trasferimento ma consentirebbe di mettere sul tavolo dei piani industriali per restare in Italia.
Oggi Calenda vedrà la commissaria della Concorrenza Margrethe Vestager, e con lei parlerà della competizione non leale che la Slovacchia sta mettendo in campo con i fondi europei per portare sul suo territorio tante multinazionali. I Fondi strutturali europei non possono, in teoria, essere utilizzati per allettare le multinazionali a trasferirsi su altri territori, e il miinistro si scaglia anche contro quelli che considera aiuti di stato.
“Hanno cinque milioni di abitanti e si sono da poco affacciati al mercato: è come amministrare una grande città con l’aiuto dei Fondi europei. Così è facile”, dice Calenda che aggiunge, “Io non potrei fare una norma che dice che per Embraco il costo del lavoro è un po’ più basso, perché sarebbe un aiuto di Stato. Vedremo quale sarà la risposta della Vestager. La situazione sleale dell’Est -però è intollerabile”.
Insomma, l’Italia dichiara apertamente che i vantaggi slovacchi alle aziende non sono in linea con i requisiti Ue, o almeno l’Italia, e altri paesi, non può fare lo stesso.
Una battaglia anche politica, in seno alla UE, su alcune cose che evidentemente non funzionano.