Uno studio riguardante 856 dipendenti dello stabilimento di Taranto ha permesso a ILVA di fare maggiore luce su quelli che potrebbero essere i rischi derivanti dall’esposizione degli stessi a metalli pesanti in varie aree della produzione di acciaio.
Ebbene, la ricerca commissionata da ILVA in Amministrazione Straordinaria, guidata da Leonardo Soleo e Pietro Lovreglio, due professori del Dipartimento Interdisciplinare di Medicina, Sezione di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Bari, ha fatto emergere degli esiti particolarmente interessanti, che potranno tornare estremamente utili non solo ai lavoratori stessi, ma anche all’intero mondo della ricerca.
Infatti, i risultati del biomonitoraggio si sono aggirati al di sotto rispetto ai valori di riferimento.
Lo studio è partito lo scorso anno, quando 856 dipendenti hanno affrontato i vari test di sangue e delle urine previsti dal progetto di monitoraggio biologico sviluppato da ILVA. I dipendenti che hanno partecipato al progetto sono stati scelti tra coloro che lavorano in otto aree produttive: sette sono ritenute esposte alla ai metalli pesanti, mentre una (Imbarco prodotti finiti) è lontana dai punti di esposizione.
Analizzando i risultati, quindi, è emerso come solamente in 24 lavoratori, tra gli 856 partecipanti, sono stati rilevati dei valori urinari di arsenico leggermente al di sopra rispetto a quelli normali. Tutti e 24 i dipendenti hanno operato nella zona Imbarco prodotti finiti, lontana rispetto alle aree maggiormente esposte. Un’alterazione che è stata spiegata da ulteriori riscontri medici, che pare doversi ricollegare a delle abitudini alimentari errate mantenute dai singoli lavoratori.
Uno studio che si rivolge chiaramente anche a tutti gli stakeholder, dal momento che porta con sé diverse nozioni scientifiche di estrema importanza in merito non solo alla salute, ma anche alla sicurezza di tutti i lavoratori. Bisogna mettere in evidenza come i limiti che sono stati assunti come riferimento per i vari test del sangue e delle urine sono particolarmente severi. Infatti, sono quelli fissati da enti accreditati come lo SCOEL, L’ACGIH e la SIVR.