Il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha deciso che saranno le Ferrovie dello Stato ad acquisire Alitalia.
Una decisione su cui manca ancora l’approvazione del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che di fronte alle dichiarazioni di Di Maio ha evidenziato in modo chiaro: “Delle cose che fa il Tesoro ne deve parlare il ministro dell’Economia, che non ha ancora parlato”.
Luci e ombre di questa decisione politica vengo evidenziati dal giornalista Gianni Dragoni in un articolo, dal titolo “Alitalia salvata dalle Fs”, pubblicato sul suo blog “Poteri deboli”.
“Nel governo – scrive Dragoni – prevale la linea sostenta dal M5S con il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, che ha spinto perché siano le Fs a rilevare le attività di Alitalia. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha frenato. Ha chiesto al nuovo a.d. delle Fs, Giancarlo Battisti, un manager scelto dai grillini, di fare “interventi industriali e non finanziari”. Non esiste un piano industriale di riorganizzazione di Alitalia”.
Se il ministro Tria è contrario a questa soluzione, come è stato possibile trovare una soluzione? Ricordiamo che spetta al ministro dell’Economia Tria autorizzare l’intervento delle Fs in quanto azionista delle Fs.
Stando alle dichiarazioni del vicepremier Di Maio, l’accordo è stato raggiunto nel corso di una cena, una sorta di riunione ristretta, che si è tenuta a Palazzo Chigi.
“La partnership con Fs è un punto di partenza, poi gli investitori arriveranno perché abbiamo contatti importantissimi”, ha detto Di Maio, che in relazione alla domanda se nel capitale entrerà anche il Mef, ha detto: “Abbiamo fatto una riunione con il presidente Conte, il ministro Toninelli, il ministro Tria, con Salvini e me stesso e abbiamo trovato la quadra, quindi si procederà in tal senso”.
Sempre Di Maio ha evidenziato che: “Ci sono tantissimi interessati ad Alitalia, tanti soggetti privati. Quello che noi vogliamo creare con Fs è una nuova idea di trasporto e di turismo, io ringrazio veramente l’amministratore delegato Battisti perché ha una visione strategica sia dei flussi turistici sia dell’intermodalità che mette insieme aerei, ferro e gomma e ci consentirà di avere un sistema di trasporto integrato e ci andiamo a prendere i turisti all’estero con il lungo raggio. La partnership tecnica con Fs quindi è un punto di partenza”.
Ma è Gianni Dragoni nel suo articolo a fare delle precisazioni. “In realtà i privati interessati alla compagnia non ci sono”, scrive il giornalista, aggiungendo: .”Lufthansa si è proposta già in aprile solo per comprare una parte dell’attività di volo, un progetto che lascerebbe da 4mila a 6mila dei 12mila dipendenti in esubero. EasyJet ha fatto avance per proporsi per il medio raggio e alimentare la rete di Alitalia, non è chiara quale sarebbe la ricaduta di questo progetto, ci sarebbero comunque migliaia di esuberi. L’americana Delta avrebbe un interesse a sviluppare la joint venture dei voli transatlantici, di cui fanno parte anche Air France e Klm”.
Dal momento che il vicepremier ha affermato che ci sono tantissimi soggetti privati interessati ad Alitalia, Dragoni pone una legittima domanda: “Se ci sono – come sostiene Di Maio – tanti soggetti privati interessati ad Alitalia, perché il salvataggio viene fatto da una società interamente statale come le Fs?”.
Inoltre il 15 dicembre termina il prestito ponte di 900 milioni concesso ad Alitalia dallo Stato, più gli interessi maturati che sono pari a circa 100 milioni, in totale alla fine sono un miliardo. Anche se questo il giornalista si chiede: “Dove pensano di trovare i soldi visto che a fine settembre la liquidità nelle casse della compagnia, esclusi i depositi in garanzia alla Iata e altri, era pari a 606 milioni e parte di questa liquidità deriverebbe da sconto fatture e altre operazioni sulla cassa pertanto non sarebbe effettivamente disponibile?”.
E conclude l’articolo con un altro interrogativo: “Non siamo a conoscenza di alcuna compagnia aerea al mondo in cui ci sia una partecipazione azionaria di una società ferroviaria. Cosa fa pensare che questa idea in Italia possa funzionare?”.