Le banche italiane hanno in pancia circa 85 miliardi di sofferenze, quei crediti cattivi altrimenti detti incagli. Già l’anno scorso se n’era parlato, e ora il tema è tornato di attualità, con la caduta delle azioni di Monte dei Paschi, con il pericolo calendarizzazione degli accantonamenti.
I numeri
Dagi 85 miliardi sono già stati detratti gli accantonamenti stanziati, ma per la BCE potrebbe non bastare. Infatti, quei miliardi di sofferenze, potrebbero portare ad altri accantonamenti, circa 20 miliardi, che dovrebbero essere effettuati per i prossimi 7 anni, per togliere quella voce “incagli” dai bilanci.
Arriva infatti il Srep, il test annuale per le banche, dove si analizzano i bilanci e i relativi rischi, ad opera della Vigilanza. La BCE punta il dito contro Monte dei Paschi, chiedendo il 100% di copertura per i non performance loans (i crediti cattivi) entro il 2026. La banca centrale ha infatti confermato la soglia di Total Srep capital requirement all’11%, da aumentare fino al 100% in 7 anni. E questo potrebbe coinvolgere anche le altre banche, che non dovessero passare il test Srep.
Un brutto colpo per Monte Paschi ma anche per le banche italiane, che potrebbero restare convolte in una sfiducia dei mercati.
Infatti ci sarà il test anche per Banca Carige, che non ha superato quelli di Bankitalia, e rischi ci sono per Ubi e Banco Bpm, anche se hanno superato il test di qualche mese fa, ma come ultime per patrimonio Cet1.