Le criptovalute sono sempre nell’occhio del ciclone, per le truffe che sono state perpetrate ai danni di alcuni investitori. Chiaramente non è la criptovaluta in sé, come idea, ad essere una truffa, ma come spesso accade, l’uso che se ne fa. Un po’ è stato fatto a livello europeo, portando la leva finanziaria a uno, ma l’Europa non ha ancora un orientamento condiviso. I rischi maggiori vengono dalle Ico, le Initial coin offerings, che servono a finanziare nuove idee. Un’ottima soluzione, per le start-up con un vero progetto dietro, ma purtroppo molti furbetti hanno approfittato dello straordinario exploit di alcune Ico per creare delle operazioni a schema Ponzi.
Truffe e non truffe. Serve una nuova legge?
Con le Ico si finanziano progetti imprenditoriali, grazie all’offerta di token. Senza entrare nello specifico tecnico, basta dire che i token non sono considerati “strumenti finanziari”. Sfuggono quindi ai controlli obbligatori delle autorità borsistiche, e questo li rende vulnerabili alle truffe da parte dei male intenzionati.
Le Ico sono altamente rischiose dunque, e vanno valutate attentamente. Per l’Esma, l’organizzazione delle authority di mercato europea, più del 60% delle Ico sono truffe.
Per questo la Consob ha iniziato le consultazioni per affrontare la tematica. Per il momento si tratta solo di una discussione si quattro temi: il fenomeno in sé stesso, gli aspetti giuridici, la disciplina delle piattaforme e i sistemi di scambio e negoziazione. La Consob ha già preso 22 provvedimenti, ma alla fine servirà una legge.