Lo stato di salute delle banche europee alla fine non è così pessimo quanto si possa pensare per via della crisi: è questo che si evince dai risultati ottenuti dagli istituti controllati in tal senso dalla Banca Centrale Europea.
Banche bene ma con distinguo
Le banche vigilate infatti hanno raggiunto la sufficienza degli esami Srep, ovvero il processo di revisione e valutazione prudenziale, che viene eseguito per capire se gli istituti abbiano effettivamente una buona tenuta o siano a rischio. Andando a spulciare i dati si scopre che i requisiti e gli orientamenti complessivi Srep in termini di capitale primario di classe 1 (CET1) sono rimasti fermi al valore del 2018, ovvero il 10,6% e solo sei banche su 109 sono apparse avere un valore di CET1 inferiore a quelli che erano gli orientamenti di secondo pilastro.
Importante da sottolineare, soprattutto per ciò che concerne la loro stabilità, in generale le banche stanno lavorando sulla riduzione dei crediti deteriorati: un fattore questo incidente in modo sostanziale sulla solidità delle stesse. Rimangono purtroppo problemi che sembrano ancora difficili da risolvere riguardanti la governance interna, i rischi operativi e una redditività troppo bassa.
Requisiti patrimoniali e NPL
I numeri parlano chiaro: la situazione delle banche europee è rimasta più o meno invariata rispetto al 2018 e un esempio ne sono stati I requisiti patrimoniali di secondo pilastro e gli orientamenti non vincolanti di secondo pilastro i quali sono stati pari in media rispettivamente al 2,1% e all’1,5%. Buoni risultati quindi ma con qualche perplessità. Ha infatti sottolineato in tal senso Andrea Enria, presidente del Consiglio di Vigilanza della BCE:
La nostra valutazione ha rilevato che permangono preoccupazioni, in particolare per quanto riguarda i modelli imprenditoriali, la governance interna e i rischi operativi delle banche. Agli enti che non hanno adottato misure soddisfacenti nell’ultimo trimestre del 2019 sono state richieste azioni correttive.
E per ciò che riguarda i crediti deteriorati va sottolineato che, nonostante i livelli non siano ancora perfettamente quelli richiesti dalla Banca Centrale Europea, lo stesso istituto centrale spiega come non manchi molto al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei non performing loans. La raccomandazione della BCE alle banche è quella di “mantenere un’elevata attenzione nei confronti del continuo miglioramento dei loro profili di rischio di credito”.
Nonostante i consigli la BCE ha sottolineato come quando cinque anni fa ha iniziato il suo percorso di vigilanza sugli NPL essi ammontassero a circa mille miliardi di euro (incidenza 8%) mentre ora gli stessi sono pari a 543 miliardi con un’incidenza del 3,4%.