Nazionalizzare Alitalia per salvarla e poi partire da lì: appare essere questo il progetto messo in atto dal Governo per salvare la compagnia di bandiera in fretta e senza troppi problemi.
Nazionalizzazione per fare in fretta.
Mettendo momentaneamente da parte, ma non troppo, quelle che sono state le manifestazioni d’interesse ricevute entro il 18 marzo scorso. La situazione di emergenza nel quale l’Italia è entrata a causa della pandemia di Coronavirus in atto ha dato una spinta “risolutiva” al problema del vettore, spingendo chi di dovere a selezionare una via di azione che con molta probabilità in altri momenti, non sarebbe stata presa nemmeno in considerazione dal commissario straordinario Giuseppe Leogrande.
Cosa succede quindi ora: in pratica si avrà una nuova Alitalia pubblica dotata di una flotta di 25-30 aerei, circa un quarto di quella attuale. Per comprendere come verrà snellito il tutto, anche quando le cose ritorneranno alla normalità, in uso rimarranno solo gli aerei che sono in circolo adesso in piena epidemia. Su questo i rappresentanti del Governo sono stati chiari nel corso della videochiamata con la quale si sono confrontati con i sindacati.
Un approccio che sicuramente punta a salvare ciò che è possibile del vettore in tempi molto stretti e senza perdere tempo in giochi di potere. Questo significa che al massimo entro pochi mesi nascerà una nuova newco per Alitalia che potrebbe anche comprendere come soci di minoranza coloro che avevano presentato interesse nei confronti della stessa e nella quale vi sarà spazio all’interno del board anche per i rappresentanti dei lavoratori. Insomma una base forte per partire e una volta superata l’emergenza pensare a crescere.
Quale sarà il futuro di Alitalia ora
Cosa ci si può aspettare per il futuro di Alitalia in questo momento? Filt e Cgil ne hanno condiviso un assaggio a margine del colloquio con il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli: l’obiettivo principale è quello di dare vita immediatamente ad un soggetto che possa lavorare il prima possibile.
Una società che sarà, va ripetuto, al 100% pubblica almeno all’inizio: da lì poi potrebbero entrare in gioco coloro che hanno presentato manifestazione d’interesse entro lo scorso 18 marzo: parliamo di Almaviva in cordata con altre imprese IT, German Efromovich della Synergy Group e l’US Aerospace Partners. Ma è ancora da decidere come. Fattore che sul quale, come sottolinea il segretario generale della Cgil, vi sono molte domande senza risposta:
Il problema è per quale idea di Alitalia e per quale progetto industriale, che io ancora non ho chiaro. Sulla vicenda ci sono tante responsabilità e tanti ritardi nei vari governi che si sono succeduti, di destra e di sinistra. Il problema non è tanto mettere soldi pubblici ma metterli per fare in modo che non produca perdite e per salvaguardare l’occupazione.
Quesiti leciti ai quali si spera corrisponderanno risposte.