Ancora niente di fatto tra Atlantia e Cassa Depositi e Prestiti: il cda della prima ha infatti rifiutato anche la seconda offerta proposta da CDP a due mesi dal primo diniego: la trattativa su Autostrade che si sperava si potesse chiudere entro l’anno dovrà ancora attendere per trovare una conclusione.
Nuovo rifiuto da parte di Atlantia
L’offerta presentata dall’ente statale insieme ai partner Macquarie e Blackstone per l’ottenimento dell’88% di Aspi, che va sottolineato è stata rivista al ribasso rispetto ai mesi scorsi per via di ciò che sta emergendo in merito al processo legato al crollo del Ponte Morandi, è stata ritenuta da Atlantia insufficiente rispetto a quelle che sono state le richieste della holding dei Benetton. Si legge nella nota pubblicata dal cda dell’azienda in merito all’ennesimo rifiuto:
Oltre ad essere non vincolante ed inferiore alle attese del Consiglio di Amministrazione, contiene, tra l’altro, una valutazione per il 100% dell’equity value di Aspi inferiore al range indicato dallo stesso Consorzio Cdp nelle precedenti comunicazioni del 19 e del 27 ottobre.
Nonostante il diniego, Atlantia sottolinea di aver “confermato al Consorzio la propria disponibilità a valutare un’eventuale offerta vincolante per la partecipazione detenuta in Aspi, purché, come più volte ribadito in occasione delle precedenti offerte, rispondente all’interesse sociale“. Le trattative tra le parti, nonostante il passare dei mesi, non sono migliorate dal punto di vista della capacità di trovare una soluzione.
La posizione di Cassa Depositi e Prestiti
Giusto una settimana fa CDP aveva fatto sapere che il consiglio di amministrazione aveva dato via libera a CDP Equity per la presentazione di una lettera di offerta non vincolante al fine di aggiornare la precedente offerta “con riguardo, tra l’altro, a risultanze della due diligence in corso, al relativo impatto sulla valutazione economica e all’identificazione del processo e della tempistica per la presentazione di un’offerta vincolante”.
La seconda offerta, quella appena rifiutata, prima della presentazione è stata ribassata nel prezzo e rialzata in merito alle richieste di garanzia dato che con il procedere delle indagini relative al crollo del ponte il rischio legato a potenziali risarcimenti si è fatto più alto. Secondo indiscrezioni provenienti da il Messaggero si parla di un prezzo inferiore di circa 400 milioni rispetto al range precedente che tra le altre cose era già più basso rispetto a quanto individuato dal fondo azionista Tci.
Tutto quindi viene rimandato a fine gennaio quando dovrebbe arrivare, con la fine della due diligence, l’offerta definitiva e vincolante da parte di Cassa Depositi e Prestiti e dei suoi partner.