Stellantis e sindacati sembrano aver trovato un accordo per Mirafiori: ma sarà stata presa la decisione giusta? Gli esodi dello stabilimento sono già arrivati a 360 e quello che sembrava essere un buon risultato raggiunto potrebbe non rivelarsi poi tale.
Stellantis e gli accorpamenti degli stabilimenti
Non bisogna dimenticare che nel piatto di Stellantis al momento c’è il trasferimento della produzione di Maserati dal sito di Grugliasco a quello di Mirafiori e non solo: è in atto una vera e propria riorganizzazione di tutto il polo industriale che necessita di essere ben pensata e altrettanto bene sostenuta. Ed è importante comprendere che con il via libera di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri concesso il 27 ottobre in merito ad altre 200 esodi oltre ai 160 di luglio non si sono risolti problemi, anche se queste uscite sono di tipo volontario.
Tra l’altro deve essere ricordato che a questi esodi non corrisponde, almeno per il momento, l’intenzione di Stellantis di dare vita a nuove assunzioni. E statisticamente l’età media nello stabilimento di Grugliasco è di circa 50 anni mentre quella degli operatori di Mirafiori si aggira tra 54 e i 55. È evidente che il “problema” del ricambio generazionale la dirigenza sembra non esserselo minimamente posto. Tutto ciò fa pensare ad un lento spegnimento naturale dello stabilimento nel momento in cui tutti, tra dieci anni o poco più, andranno in pensione.
I problemi sono tanti e Stellantis non sembra pronto o essere intenzionato a rispondere ai tanti interrogativi posti dai sindacati in merito ai diversi reparti: a partire dalla meccanica fino agli enti centrali passando per le carrozzerie.
Azioni intraprese saranno sufficienti?
L’accorpamento degli stabilimenti di Grugliasco e Mirafiori, come illustrato anche nel corso dell’incontro dell0 scorso 11 ottobre tenutosi presso il ministero dello Sviluppo Economico si concluderà nel 2024 e punterà ad abbattere i costi di produzione. Sono lontani i tempi in cui Grugliasco era destinata nei piani dell’FCA di Sergio Marchionne, a diventare il polo del lusso del gruppo. Il problema? Lo scarso volume produttivo dopo il picco raggiunto nel 2015.
E sebbene Stellantis sostenga che con l’accorpamento non dovrebbero esservi esuberi strutturali perché la capacità complessiva resterebbe inalterata, in realtà non può essere considerata una assicurazione di mancanza di problemi nemmeno la somma dei volumi produttivi dei due stabilimenti messi assieme: non si può far finta di non sapere che alcuni reparti in questo ultimo mese sono stati in cassa integrazione.
La situazione è quindi più complessa di quello che si possa pensare e più incerta di quello che ci si augurerebbe.