Un’inflazione così alta che spinge la Fed a fare di tutto per portarla a livelli più bassi. È lo stesso presidente della banca centrale americana a far intendere che non si escludono altri interventi in materia.
Tenere a bada l’inflazione obiettivo primario
La pressione dell’inflazione su consumatori e imprese rischia di farsi davvero troppo forte, soprattutto in un momento come l’attuale dove per dare una direzione all’economia serve una mano forte. “Siamo fortemente impegnati a riportare l’inflazione verso il basso, e ci stiamo muovendo rapidamente“. Così il presidente della Federal Reserve Jerome Powell parlando ai componenti della commissione Banking, Housing, and Urban Affairs del Congresso.
La riunione semestrale con i senatori è sempre stata basilare per il corretto funzionamento dell’economia statunitense.
E questa volta, se possibile, lo è di più per far comprendere a chi la gestisce, che l’America non può rimanere a guardare davanti all’inflazione che sale. E che tra gli obiettivi principali vi è quello di prendersi cura della dinamica dei prezzi. Jerome Powell non ha avuto peli sulla lingua e ha spiegato che potrebbero esservi “ulteriori sorprese” che potrebbero spingere a un rialzo dei prezzi ancora più veloce di quello già stabilito.
Qualcosa di possibile visto che l’attività economica, negli Stati Uniti, sembra essere sostenuta, dando modo alla Fed di poter agire al meglio. Il presidente della Federal Reserve ha spiegato, nel corso del suo intervento, che la spesa dei consumi è forte e anche il mercato del lavoro ha una buona tenuta. Il tasso di disoccupazione attuale è vicino ai minimi da 50 anni e l’occupazione è in crescita.
Una situazione che rende il tutto più facile da gestire nonostante la delicatezza del momento. La domanda di lavoro al momento è molto forte, ma è ancora troppo contenuta l’offerta anche per colpa di un calo degli investimenti. Problema relativo a molti settori, quello edile compreso.
Aumento dei tassi di interesse più veloce
L’alto livello di inflazione è quindi un problema rilevante che, come ricorda il presidente Jerome Powell, “impone notevoli difficoltà, soprattutto per coloro che sono meno in grado di affrontare i costi più alti di beni essenziali come gli alimentari, la casa, i trasporti“.
Una situazione quindi che porterà alla conferma di un ulteriore aumento dei tassi di interesse. Il ritmo sarà scandito in base ai dati che arriveranno dal mercato. Ora il tasso neutrale è stimato dalla Fed a 2,50%, ma non viene escluso che si possa andare “leggermente al di sopra” raggiungendo “un tasso moderatamente restrittivo“. Tentando, ovviamente, di evitare in tutti i modi una recessione.
In quel caso infatti i danni sarebbero maggiori sia per i consumatori che per le imprese.