La Fed rialza ancora i tassi andando dritta per la sua strada di normalizzazione aumentandoli dello 0,75% per la seconda volta di seguito. A oggi sono al 2,25-2,5%: nei prossimi mesi si potrebbe assistere a un ritmo meno sostenuto.
Fed pronta a modulare ritmo rialzo dei tassi
La Federal Reserve ha fatto quello che era stato ampiamente annunciato: nessuno è rimasto stupito. Ma come sottolineato anche dalla banca centrale americana, dopo questo periodo di accelerazione iniziale, il ritmo dei rialzi potrebbe scendere. Il presidente della Fed Jerome Powell ha spiegato, nel corso della conferenza stampa dedicata, nonostante tutto, che un altro rialzo da 75 punti base potrebbe occorrere.
Il tutto dipenderà dai dati che verranno raccolti nel frattempo. Gli analisti evidenziano come nonostante il ritmo di aumento tenuto per i tassi di interessi, la Fed è comunque diventata più cauta rispetto a prima. La mancanza di forward guidance sta portando i mercati a pensare che il ritmo potrebbe calare, soprattutto se le paure relative a una possibile recessione dovessero materializzarsi.
Ad agosto non sono previste altre riunioni della Fed e quindi i dati del prossimo mese potrebbero rivelarsi basilari per stabile l’andamento. La Federal Reserve, secondo gli analisti, si è messa comunque in una posizione che le consente di accelerare o decelerare sui tassi in base ai dati che verranno raccolti.
Attraverso una nota il Fomc ha comunque sottolineato che “i recenti indicatori di spesa e produzione hanno rallentato, ma l’aumento dei posti di lavoro rimane robusto e il tasso di disoccupazione basso, con un’inflazione che resta elevata“. E questo porta la Fed a rimanere ferma nel suo tentativo di far scendere l’inflazione all’obiettivo del 2%.
Possibile una recessione sul medio termine
In questo momento la curva dei tassi 10-2 anni non cambia e questo potrebbe essere un segnale di vicina recessione. La mancanza di una indicazione chiara futura sta creando incertezza nei mercati che potrebbe portare a una più alta volatilità su breve termine. Nel medio termine, nel caso in cui la Federal Reserve rimanesse restrittiva, la recessione viene considerata come possibilità effettiva.
Una situazione già vissuta dai mercati negli anni ’80, quando era presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e quello della Fed Paul Volcker. In quel caso il tasso dei Fed Funds arrivò al 15,9% con un picco del 19,1% nel giugno del 1981. Una situazione difficile da gestire che portò a ben due recessioni. Gli analisti non pensano però possa verificarsi nuovamente qualcosa di simile. E la ragione sta nel fatto che ci si trova, nonostante le difficoltà in un periodo storico differente e che al rialzo dei tassi da parte della Fed corrisponde anche un taglio di bilancio.