Anche l’Italia ora fa sentire la sua voce sul tema Big Tech e il contributo che le stesse dovrebbero pagare per la manutenzione delle infrastrutture di rete in Europa. E se ci si pensa bene non è una posizione sbagliata.
Costi rete da dividere con Big Tech
L’interesse sempre crescente del nostro paese nel poter dare vita e fornire alla popolazione una infrastruttura di rete degna di questo nome come richiesto a livello europeo ha ovviamente scatenato il dibattito sul tema. E Stati come Francia, Italia e Spagna hanno deciso di aumentare in qualche modo la pressione sulla Commissione Europea. La stessa che potrebbe richiedere alle Big tech di contribuire in qualche modo al perfezionamento della rete.
La regolamentazione in tal senso è qualcosa di cui si parla da tempo ma sulla quale non si è poi trovata effettivamente una quadra. Francia Spagna e Italia hanno dato vita a un documento congiunto dove viene illustrato come le principali aziende del settore dei contenuti multimediali rappresentano il 55% del traffico su Internet.
Perché si tratta di una informazione importante? Perché secondo gli Stati sopracitati sarebbe importante calcolare quanto sfruttano effettivamente della infrastruttura. E se grandi come Netflix, Meta e Google debbano dare il loro contributo all’aggiornamento tecnico della stessa.
Attenzione alla neutralità della rete
È possibile leggere nel documento che il loro sfruttamento della rete “genera costi specifici per gli operatori di telecomunicazioni europei in termini di capacità. In un momento in cui stanno già investendo enormemente nelle parti più costose delle reti con 5G e Fiber-To-The-Home“. Ragione per la quale, si legge ancora, deve essere fatta una legge che coinvolga tutti gli interlocutori a collaborare per quel che concerne il costo delle infrastrutture digitali.
Francia e Spagna hanno inoltre presentato un rapporto che evidenzia come un contributo dalle Big Tech di 20 miliardi di euro non solo aiuterebbe nella gestione ma creerebbe una importante crescita dell’indotto di settore.
Il problema sta nel fatto che dare vita a una simile regolamentazione è tutt’altro che semplice. E anche politicamente parlando non vi è unità in tal senso. Non solo: secondo gli attivisti per i diritti digitali un contributo di questo tipo da parte delle grandi aziende potrebbe mettere a repentaglio le regole di neutralità della rete europea.
Un problema che però è stato affrontato anche nel documento congiunto. All’interno del quale viene specificato che qualsiasi proposta normativa dovrebbe “garantire l’equità tra gli utenti in conformità con le regole di neutralità della rete, che è un principio fondamentale che dobbiamo assolutamente preservare“.