L’amministrazione straordinaria di Carige decisa dalla Bce è stata annullata dal Tribunale europeo. Una sentenza questa che rappresenta un altro interessante tassello della storia di questa banca ligure.
Errore di diritto per la Banca centrale europea
Chi ha seguito le vicissitudini di Carige negli anni sa che l’istituto si è trovato ad affrontare diverse difficoltà. Ora la sua situazione è migliorata, la banca sembra aver superato quelle che erano le criticità più importanti che l’hanno caratterizzata. Ciò non toglie che il ricorso presentato da Francesca Corneli, azionista di minoranza di Carige, sia stato accolto dal Tribunale europeo. Annullando la decisione di porre l’istituto genovese in amministrazione straordinaria presa dalla Bce nel 2019.
Secondo i giudici la Banca centrale europea si è resa responsabile di un errore di diritto. Quando? Nel determinare la base giuridica da sfruttare per prendere la sua decisione. Le proroghe di questa, il Tribunale ha precisato, non sono parte del ricorso perché sono state prese dopo che la domanda di annullamento era stata depositata.
La Bce può impugnare entro due mesi e 10 giorni dalla notifica la sentenza davanti alla Corte di Giustizia Europea, ma solamente sulle questioni di diritto. Ricordiamo che attraverso le diverse proroghe Carige è rimasta in amministrazione straordinaria targata Bce fino al 31 gennaio del 2020.
La decisione di porre la banca in amministrazione straordinaria venne presa a causa delle perdite accumulate dall’Istituto. Parliamo di circa 1,6 miliardi di euro in un periodo compreso tra il dicembre 2014 e il 1 gennaio 2019. L’istituto europeo aveva anche fissato degli obiettivi da raggiungere tra il 2017 e il 2019 per la gestione dei prestiti deteriorati. Non essendo stati rispettati questi obiettivi, il primo gennaio 2019 è scattata l’amministrazione straordinaria.
Carige e la sua storia travagliata
Non bisogna dimenticare che nell’assemblea generale del dicembre 2018 non trovò accoglimento la proposta di aumentare il capitale. E per tale motivazione si dimisero il presidente, il vicepresidente, il direttore generale e buona parte dei consiglieri d’amministrazione. Questo portò alla decadenza del cda e alle successive conseguenze. Una decisione presa per tentare di rimettere in carreggiata l’istituto genovese rispetto ai suoi requisiti patrimoniali.
La sentenza del Tribunale europeo sottolinea come le norme non prevedono lo scioglimento degli organi di amministrazione. In particolare nella situazione nella quale Carige si trovava al momento della decisione della Bce. E non ha accolto quindi la contro risposta della stessa e della commissione Europea. Queste risposero che l’istituto centrale fosse tenuto ad applicare sia il diritto nazionale che quello dell’unione, con la direttiva 2059/14.
Sarà interessante vedere cosa succederà adesso.