La Bce lancia il proprio affondo sui Bitcoin, evidenziando la sua volatilità nel suo ultimo crollo. Ciò che sta accadendo in qualche modo dimostra come la Banca centrale europea avesse ragione a non fidarsi di questa valuta.
Tante le cose che non vanno bene
Ciò che sta accadendo in questi giorni è abbastanza emblematico della natura di Bitcoin e delle rimostranze finora fatte dalla BCE. Soprattutto se pensiamo al fallimento di Ftx e alle conseguenze di questo sulle criptovalute in generale. Ciò che è accaduto l’exchange ha portato tra le altre anche il Bitcoin a calare drasticamente verso un minimo sensibile.
La valuta di Satoshi Nakamoto è forse quella che ha sofferto di più per via della sua struttura e della sua storia, nonché della sua volatilità. All’inizio del 2022 c’era chi ipotizzava addirittura che potesse raggiungere 100 mila dollari di valore. Ciò che sta accadendo ora ci dimostra quanto queste previsioni fossero sbagliate e non per la crisi energetica o per la guerra in Ucraina. La Bce sottolinea quanto la realtà attuale sia ben diversa visto che al momento la asset digitale vale circa 16.000 €.
La Bce, all’interno di un articolo pubblicato sul suo blog ufficiale scritto da Ulrich Bindseil e Juergen Schaaf, sottolinea quanto il Bitcoin sia da considerare non adatto né come investimento né come mezzo di pagamento. E la sua volatilità, nonché mancanza di valore ne è la riprova. Quando avvengono crolli come questi, coloro che posseggono Bitcoin subiscono perdite inaudite.
Ricchezza viene bruciata e questo non è di certo auspicabile per chi intrattiene attività commerciali oltre a essere un semplice investitore.
Va da sé che questo non rappresenta un investimento stabile per chiunque voglia guadagnare in modo continuo. L’andamento del Bitcoin è spesso indicato da bolle speculative che si avvicendano. E dal comportamento di specifiche lobby in grado d’influenzare con le loro parole l’andamento della moneta.
Bce punta il dito contro inquinamento mining
Gli autori dell’articolo pubblicato sul sito della Bce sottolineano anche come il mining di Bitcoin sia un’attività estremamente inquinante sia dal punto di vista dello spreco energetico sia dal punto di vista dell’hardware. È stato calcolato che il mining totale di Bitcoin abbia dato vita a spazzatura elettronica pari a quella prodotta dall’intera Olanda.
Inefficienza che tra l’altro rappresenta una garanzia dell’integrità del sistema completamente decentralizzato della cripto.
Non è un caso che la BCE come altre banche centrali facciano fatica a trovare delle norme comuni per la gestione del Bitcoin. Si parla di un asset che non è né un pagamento né un vero investimento, e che quindi si pone automaticamente in una zona d’ombra di legittimità.
Ciò che è accaduto negli ultimi giorni dimostra che investire in Bitcoin è tutt’altro che conveniente. Forse la Bce aveva ragione.