L’Antitrust è al lavoro per sciogliere il nodo del caro carburante. I prezzi troppo alti hanno portato i consumatori a lamentarsi, il Governo muoversi e i benzinai a voler scioperare. Una situazione tutt’altro che rosea.
Caro carburante problema per tutti
La fine del mese di gennaio non sarà un momento semplice da affrontare per i consumatori. Soprattutto nel caso in cui lo sciopero del 25-26 gennaio dovesse essere davvero confermato uno stop dettato dalla reazione dei benzinai contro il Decreto trasparenza. Purtroppo in questa situazione è difficile stabilire chi venga in qualche modo più danneggiato da ciò che sta accadendo.
Soprattutto perché spesso chi ha in concessione le pompe di benzina si trova a dover affrontare spese importanti anche quando il consumatore ha l’impressione di essere l’unico a pagare lo scotto dell’aumento del prezzo di benzina e del gasolio.
Ciò non toglie che l’Antitrust abbia deciso, proprio per fare chiarezza contro il caro carburante, di lavorare di concerto con la Guardia di Finanza per ispezionare le sedi di alcuni grandi nomi di questo settore. Parliamo di Esso Italiana, Italiana Petroli, Eni, Tamoil Italia e Kuwait Petroleum Italia.
Un’operazione, quella del Garante, condotta in collaborazione con il nucleo speciale antitrust delle Fiamme Gialle e nata in seguito alla trasmissione della documentazione relativa alle infrazioni riscontrate dal corpo militare negli scorsi mesi.
Oltre mille pompe di benzina coinvolte
Da quel che si evince dalla posizione dell’Autorità sarebbero oltre mille le pompe di benzina coinvolte dalle suddette infrazioni e su tutto il territorio nazionale. L’Antitrust ha avviato le istruttorie perché riscontrate condotte riconducibili all’omessa diligenza sui controlli rispetto alle reti dei distributori. Atti in violazione dell’articolo 20 del codice del consumo: un fattore che di certo non aiuta contro il caro carburanti.
Il Garante sottolinea come spesso sia stata trovata difformità tra il pezzo pubblicizzato e quello applicato. In altri casi è stato notato come sia mancata l’esposizione del prezzo praticato con ignorando l’Osservaprezzi carburanti. La speranza è che questi controlli possano portare dei cambiamenti sostanziali capaci di non pesare in modo eccessivo sul portafogli dei consumatori.
Detto ciò è evidente che quello tra il governo e la rete di distributori è un braccio di ferro che non intende diminuire. Le accuse ricevute avevano portato i benzinai ad annunciare uno sciopero quasi ritrattato in seguito a parziali scuse dell’Esecutivo. Fegica e Figisc Confcommercio hanno invece confermato lo stop, in riferimento al decreto sulla trasparenza dei prezzi ufficializzato lo scorso sabato.
Le sanzioni vengono considerate inaccettabili dai gestori delle pompe, i quali continuano a sostenere che per ciò che concerne il caro carburante che il governo continui a fare lo scaricabarile.