La bancarotta della Silicon Valley Bank è al centro delle cronache statunitensi e globali finanziarie. Sia per il fatto di per sé stesso che per la velocità con la quale si è giunti a tale situazione.
Silicon Valley Bank non come Lehman Brothers
Non dobbiamo infatti dimenticare che la Silicon Valley Bank è fallita nel giro di 72 ore, destabilizzando totalmente i mercati. Sebbene qualcuno abbia estratto dal cilindro paragoni con Lehman Brothers è importante specificare che questi non sono oggettivamente corretti. Ci si è giunti in maniera differente, differente è la dimensione e saranno differenti le conseguenze.
Non possiamo chiamare in causa la crisi dei mutui subprime scoppiata tra il 2007 e il 2008 che ha portato a una crisi economica di cui ancora paghiamo le conseguenze adesso dopo tanti anni. Rimane comunque un avvenimento che accende alcuni allarmi e che sta spingendo i mercati a fare maggiore attenzione. Come è possibile comprendere la Silicon Valley Bank è specializzata nel settore tecnologico proprio grazie alla sua presenza nel territorio specifico. Con l’esplosione della pandemia tra il 2020 e il 2021 si sono bloccati gli investimenti e le attività. E in qualche modo i depositi dell’istituto si sono gonfiati arrivando a numeri impensabili.
Dove inizia il problema? Quando iniziano a cambiare i tassi di interesse. la Silicon Valley Bank decide di investire in titoli di Stato statunitensi e tutto sembra andar bene sia per l’istituto che per i suoi clienti. Fino per l’appunto al marzo del 2022 quando per combattere l’inflazione la Fed inizia ad alzare i tassi. Ecco quindi che per tale ragione il costo dei depositi della banca californiana, partito praticamente da zero arriva al 2%, portando a uno stop dei profitti alla banca e a coloro che avevano investito nei titoli di Stato.
La politica monetaria influenza l’economia
Il problema si può riassumere nel fatto che viene a mancare del capitale nonostante la vendita di titoli e i clienti spaventati e correntisti di grosse somme di denaro hanno richiesto alla banca i loro depositi. Soldi che l’istituto non possiede in forma liquida nella loro totalità e che non bastano in una condizione in cui vengono richiesti tutti insieme.
La bancarotta in pratica rimane l’unica soluzione per rispondere di ciò che succede. Si è trattato questo di un fallimento che nessuno era pronto ad affrontare perché nessuno se lo aspettava. Quasi sicuramente gli investitori rivedranno i loro soldi tornare nei conti ma ci vorrà del tempo. È stata anche la tipologia stessa di cliente a scatenare questa specifica crisi che rende il caso della Silicon Valley Bank totalmente diverso da quello di Lehman Brothers e dei mutui subprime.
Di certo è un esempio di come la politica monetaria anche nell’agire bene possa a portare delle problematiche improvvise. Se per qualsiasi motivazione ci si muove su asset pericolosi che non consentono di mantenere la liquidità necessaria in ogni momento.