L’Iri o imposta sul reddito d’impresa viene praticamente riesumata dalla legge delega pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 agosto.
Quando è nata l’Iri
Perché diciamo che viene riesumata? Semplice: l’Iri era entrata in vigore nel 2017 e abrogata due anni dopo dalla Legge di bilancio. La sua ricomparsa potrebbe diventare un’opzione per centinaia di migliaia di piccole imprese e professionisti. Per comprendere per quale motivo sia stata ritirata fuori dal cilindro dobbiamo capire bene di che cosa si tratta. E perché era stata abrogata.
L’Iri permetteva di tassare in modo separato i capitali personali dei soci di un’impresa rispetto al reddito d’impresa vero e proprio. Per tale ragione veniva offerta a una società di persone la possibilità di selezionare una tassa molto simile a quella pensata per le società di capitali. Questo significava poter chiedere una tassazione agevolata al 24% applicando la flat tax impiegata per l’Ires per quel che concerneva il solo reddito di impresa.
Questo regime sarebbe dovuto durare 5 anni ma con l’introduzione del regime forfettario con l’aliquota al 15% per i redditi da lavoro autonomo venne abrogata. La Legge delega approvata questo agosto all’art. 5 dà modo ai redditi di impresa in contabilità ordinaria di poter selezionare un regime di tassazione opzionale anche per quelle più piccole. Lo scopo è quello di offrire una tassazione unica a tutte le imprese che sarebbe quella rappresentata dall’Ires al 24%. La tassazione progressiva rimarrebbe per gli utili distribuiti ai soci.
Irpef comunque per i redditi personali
Reintrodurre l’Iri porta quindi a spingere i contribuenti a evitare la distribuzione degli utili soci dato che questo tipo di tassazione è applicabile esclusivamente ai capitali lasciati in azienda e reinvestiti. E non quelli distribuiti come utili. Per i redditi in azienda l’aliquota al 24% sostituirà quella progressiva dell’Irpef alla quale l’imprenditore sarà però chiamato ad assoggettare i redditi personali. Nessuno escluso, compreso gli utili derivanti dall’impresa.
Ecco quindi che per scegliere di pagare l’Iri bisogna scegliere la contabilità ordinaria e lasciare gli utili in azienda in modo da reinvestirli. Nel caso si riuscisse a farla entrare in vigore nel 2024 essa dovrà essere poi indicata nella dichiarazione del 2025, relativa ovviamente ai redditi dell’anno precedente. Se l’imprenditore distribuisce o si prende gli utili per qualsiasi ragione si torna alla tassazione ordinaria.
Almeno stando a quel che dice adesso la Legge delega. Per comprendere come verrà eventualmente tassata la parte redistribuita ai soci o prelevata per motivi personali bisognerà però aspettare che il Governo riformi anche gli scaglioni e le aliquote Irpef.