Conviene fermare la crescita dei tassi di interesse? La risposta a questa domanda ce la ha data il rialzo annunciato oggi di 25 punti che diventerà effettivo il prossimo 20 settembre.
Perché è avvenuto il rialzo dei tassi di interesse
Sono i dati a spiegarci perché nonostante tutti, lo stop al rialzo non è arrivato. Soprattutto l’inflazione che non sembra intenzionata a scendere al livello voluto nel breve termine. E le nostre percentuali sono ancora più alte di quelle statunitensi. Va da sé che ricalcare il comportamento della Federal Reserve sembra ancora poco possibile.
A prescindere dal solito scontro tra falchi e colombe. Dobbiamo ammettere che non ci aspettavamo niente di differente per quel che concerneva la riunione di settembre della BCE, dove la presidente Christine Lagarde è sicuramente stata chiamata nuovamente a mediare tra le posizioni.
Il punto è sempre lo stesso: vi sono i paesi con meno debito da una parte e quelli più solidi dall’altra. Vero è che anche insospettabili come la Germania stanno al momento combattendo con qualche problema economico interno. E questo avrebbe potuto cambiare le carte in tavola.
Mettiamo che si decida a breve per una pausa nei rialzi dei tassi di interesse. E’ qualcosa auspicabile per l’Unione Europea? Come già altri paesi la BCE ha sempre sottolineato che si baserà riunione dopo riunione sui dati. Se ci rivolgiamo a quelli, la pausa nei rialzi dei tassi di interesse non ha propriamente senso di esistere.
Come già anticipato l’inflazione rimane alta e per quel che concerne la crescita alcuni paesi sembrano andar bene. Altri tra i quali proprio l’Italia sono vittime di stime e andamenti visti al ribasso. Come molti economisti sottolineano, la terapia di attacco contro l’inflazione è peggiore di quella per la recessione.
Seguire la terapia di attacco giusta
Il percorso è infatti più lungo e sofferto e prevede se non una stagnazione dell’attività economica proprio una recessione. Non attaccare come necessario rischia di fare ancora più danni e per lungo tempo. Ragione per la quale nonostante un inflazione generale e non solo core ancora più alta si rende necessario continuare con una politica economica restrittiva.
Non si può però non tenere da conto delle difficoltà di consumatori e imprese, davanti a questo quadro. I prestiti alle imprese sono praticamente fermi. E il rialzo dei tassi di interesse e quindi del costo del denaro sta mettendo a dura prova il portafogli di tutti.
È importante che la BCE si chieda nel modo giusto cosa convenga fare passo dopo passo. Anche perché, al netto di eventuali supporti fiscali che gli Stati membri potrebbero mettere in atto, per far sì che si torni presto alla normalità è necessario agire in maniera forse un po’ impietosa ma efficace.
C’è forse da agire su eventuali speculazioni? La risposta è positiva.