Le aziende sono in crisi? Di certo alcune di loro non se la passano bene. Soprattutto quelle i cui dossier stazionano sui tavoli di confronto ministeriale da un po di tempo.
Quali sono le aziende più colpite
I nomi che più risuonano sono quelle delle aziende dalla situazione più urgente. Quindi quelli della Marelli di Crevalcore, di Stellantis. E ancora l’ex Ilva di Taranto adesso conosciuta come Acciaierie d’Italia. Cosa dire dei lavoratori dell’ex Whirlpool di Napoli e di tanti altri dossier che ancora risultano irrisolti nel nostro paese?
L’ultima assemblea nazionale della Fiom Cgil a Roma è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione di queste aziende. E quello che possiamo vedere di certo non entusiasmante. Turni massacranti, condizioni di lavoro insostenibili, il rischio di licenziamenti. E ancora l’aumento della cassa integrazione e il calo o la svalutazione dei salari insufficienti davanti alla crescita dei prezzi dettata dall’inflazione.
Nel corso del comizio erano presenti, seppure telematicamente, anche gli operai dello stabilimento Marelli di Crevalcore, ora in presidio permanente per via dell’annuncio di chiusura dello stabilimento. Tutto rimarrà fermo fino al 3 ottobre prossimo: momento nel quale è stato convocato il tavolo istituzionale con il ministero per le Imprese e il made in Italy, insieme a quello del Lavoro e delle Politiche sociali.
Nel caso specifico si parla di un primo passo per cercare di trovare un punto di incontro e cercare di salvare i posti di lavoro. Nessuno vuole illudersi per quel che riguarda l’impresa controllata dal fondo KKR.
Necessità di risolvere le situazioni
La situazione non è semplice nemmeno per quel che concerne Stellantis, almeno per ciò che riguarda la produzione italiana. Non è un mistero che nei mesi scorsi si siano prese delle decisioni che hanno avuto un forte impatto sui lavoratori. Ovvero quella di non seguire nella realtà quegli accordi siglati nel 2021 per mantenere un certo livello occupazionale.
I lavoratori della ex Whirlpool di Napoli sono quelli che hanno lottato a lungo per proteggere lo stabilimento. Un atto ripagato visto che l’impianto, acquisito dalla TeaTeck dovrebbe riaprire entro il prossimo 31 ottobre riassumendo tutti e 312 i lavoratori.
Differente la situazione per l’ex Ilva di Taranto, una tra le aziende più in difficoltà, la cui manutenzione mancata rischia di mettere in pericolo i lavoratori. In questo caso è stata richiesta ancora una convocazione sindacale: se il governo non dovesse rispondere, a ottobre i sindacati potrebbero autoconvocarsi sotto Palazzo Chigi. Su questo punto il segretario Fiom Michele de Palma sembra essere molto serio.
Il problema? Le criticità sono molte e gli interventi governativi spesso contrari al benessere delle aziende.