Standard and poor’s ha lasciato invariato il rating che ormai ci accompagna da sei anni a BBB. C’è davvero da festeggiare? Dipende.
Cosa ha in mente Standard and poor’s
Ora se vogliamo vedere la mossa di Standard and poor’s come un segno che alla fine non siamo eccessivamente peggiorati e che ci vogliono dare fiducia, bene. Ma può essere realmente come un segno positivo? Non proprio. Dato che parliamo di un’ennesima conferma che dura da più di un lustro e che non è un voto che presenta un miglioramento.
Semplicemente l’agenzia di rating ha confermato per il governo Meloni lo stesso voto dei precedenti governi: a partire da quello di Gentiloni fino ad arrivare a Draghi passando per Conte e la pandemia. Diventa quindi difficile festeggiare per qualcosa che dimostra come essenzialmente l’Italia non sia stata in grado di migliorare.
E sono ben lontani i buoni risultati della tripla A che l’Italia sfoggiava nel 1986 come ricordato da alcuni esperti. È stato il governo Berlusconi, tra il 2008 e il 2011, a farci raggiungere questa tripla B dalla quale non ci siamo più scostati.
Intendiamoci: siamo ben coscienti che poteva andare decisamente peggio. Basti pensare al BBB- che ci aveva sconvolto nel corso del governo Renzi. Ma allo stesso tempo dobbiamo essere coscienti che non possiamo considerare la conferma del rating come un premio per l’economia italiana.
Situazione difficile da gestire
La realtà dei fatti ci vede comunque arrancare per quel che concerne la spesa e il debito pubblico. L’inflazione sta minando seriamente i portafogli delle famiglie e la loro sopravvivenza. È diventato praticamente impossibile richiedere un mutuo in banca per comprare una casa. E se ciò non bastasse è diminuita fortemente la capacità di spesa generale della popolazione.
Non c’è nulla da festeggiare in realtà, ma bisogna ringraziare il cielo che venga data della fiducia così importante, nonostante la mancanza di riforme strutturali nel prossimo futuro e alcune cadute di stile per quel che riguarda anche il PNRR.
E per tutte queste motivazioni che il voto di Standard and poor’s non ci può portare a festeggiare. In teoria dobbiamo prendere coscienza che, fortunatamente, nessuno ha intenzione di renderci le cose più difficili e farci cadere in una bolla speculatoria.
Ma dall’altra parte dobbiamo ricordarci che il debito pubblico è un macigno sulle nostre teste e che la prossima finanziaria di certo non depone totalmente a favore della popolazione. La quale con molta probabilità avrà ancora abbastanza da soffrire. Chissà che Standard and poor’s non veda qualcosa che ancora non siamo in grado di comprendere per quel che ci riguarda.