Il tavolo delle trattative tra Stellantis, sindacati, Ministero delle imprese, Regioni e Anfia si è rivelato deludente. E la ragione sta nel fatto che nessuna risposta è arrivata in merito ai punti più caldi.
Cosa succede con Stellantis
Non è una novità che Stellantis al momento debba sciogliere il nodo di quelle casse integrazioni attive nei suoi stabilimenti. Come si è ben coscienti che i sindacati vogliano risposte in tal senso. Sarebbe preoccupante se fosse il contrario. La criticità da superare è quella dell’ottenimento di risposte. Queste non continuano ad arrivare, portando i sindacati come Fiom e Uilm a insistere sul tema.
Perché è totalmente inutile, secondo le parti sindacali, annunciare degli investimenti se poi questi investimenti non vengono esplicitati. E se si continua a far finta di niente sulla situazione degli operai, ancora in cassa integrazione. L’atto dell’investire è pensato per l’Italia o per l’estero? Sono questi gli interrogativi che nascono dalla mancanza di risposte in merito alla situazione occupazionale italiana.
“Tutti i lavoratori di tutti gli stabilimenti sono ancora in cassa integrazione”, sottolinea Michele De Palma della Cgil. “Ci sono modelli che garantiscono l’occupazione? Dal 2011 abbiamo perso 11.500 lavoratori negli stabilimenti Stellantis”.
Un numero davvero importante. Per colmare le criticità i sindacati sarebbero anche pronti a trovare un accordo che coinvolga l’Esecutivo. Ma nonostante questo vi è bisogno, continua, che Stellantis come azienda investa e garantisca sviluppo, ricerca e occupazione. L’esponente non ci va leggero, sottolineando la necessità di smettere di dire bugie. E prendendo come esempio l’attuale pubblicità della 600, la quale non viene prodotta in Italia. La sua produzione è prevista in Polonia, a Tichy.
Il destino degli stabilimenti italiani
Ed è notizia di qualche giorno fa che anche la nuova Panda verrà prodotta all’estero. Che fine faranno quindi gli stabilimenti italiani di Stellantis? Sono tutte domande che non trovando risposta, rendono particolarmente critica la posizione dei sindacati. Anche Rocco Palombella della Uilm è più o meno dello stesso avviso.
Nel corso del tavolo di trattative tra il ministero e Stellantis infatti è stato sottolineato che Stellantis abbia confermato l’obiettivo di voler produrre un milione di auto in Italia. Ma su quali basi se mancano gli investimenti e la gente si trova ancora in cassa integrazione? Il leader della Uilm ha sottolineato di aver chiesto proprio come possa conciliarsi la cassa integrazione con ciò che si ha in mente per gli stabilimenti. E purtroppo nessuna risposta è arrivata.
Certo, il fatto che sia stato aperto un corridoio di trattativa viene considerato positivo. Ma ciò non basta, soprattutto davanti alla necessità di percorrere la strada verso la transizione nei confronti dell’elettrico. E ancor di più davanti alle mancate risposte relative alle materie prime e alla manodopera utilizzata.