Stellantis chiude Mirafiori fino al 3 giugno. Un fatto che si sposa in malo modo con le promesse che continuano ad avvicendarsi in merito alla presenza del gruppo in Italia.
Stellantis blocca Mirafiori fino a giugno
Torino non si meritava questo o meglio non se lo meritavano i lavoratori. Per quanto si possa far finta di non vederlo è palese che la situazione stia andando velocemente verso il baratro. È comprensibile che i sindacati abbiano questa lettura della situazione. E poco serve che John Elkann continui a definire Torino come “cuore pulsante” di Stellantis se poi Mirafiori chiude praticamente per tutto il mese di maggio. Gli operai sulla linea della Fiat 500 e Maserati rientreranno in fabbrica il 3 giugno per poi lavorare con contratto di solidarietà fino al 6 agosto.
Dopodiché per quel che riguarda il rientro dalle ferie degli operai di Stellantis a Mirafiori non si sa nulla. Solo i lavoratori di Maserati rientreranno sicuramente per lavorare fino a dicembre, sempre con contratto di solidarietà. Sfogandosi con Il Fatto Quotidiano il segretario generale della Fiom Torino Edi Lazzi non ha peli sulla lingua.
“Sembra di vivere un incubo e abbiamo ormai la sensazione che sia in atto un’escalation”, spiega. “Ci aspettiamo che anche altri settori di Mirafiori finiscano a convivere con il contratto di solidarietà. E inevitabilmente ci saranno ripercussioni anche sull’indotto. Vediamo quali saranno le dimensioni”.
Preoccupazioni più che condivisibili
È una preoccupazione quella del sindacalista condivisibile. Non si può sostenere che Stellantis non sia intenzionata a lasciare il paese se la produzione viene così limitata. Soprattutto quando si decantano i buoni risultati ottenuti dal gruppo.
E anche il fatto che venga denunciata la mancanza di nuovi incentivi da parte dello Stato rischia di essere più che altro una scusa. Nonostante effettivamente il ministro Adolfo Urso abbia annunciato provvedimenti ancora non entrati in vigore.
Quel che sembra è che ci sia un botta e risposta tra governo e azienda che mette però in ginocchio i lavoratori. Si parla di restyling e di rilanci delle vetture, ma per il momento nulla si muove. Anche per quel che riguarda i nuovi modelli che potrebbero rappresentare la rinascita della fabbrica.
Non si può andare contro al rappresentante della Fiom quando sottolinea che la fermata di un mese sia l’ennesimo schiaffone. È impossibile negare che rappresenti una preoccupazione. Ma come sottolinea il sindacalista, è chiaro che quello che sta accadendo è la riprova di come un unico modello per Mirafiori non sia sufficiente. E che gli altri reparti relativi al test delle batterie, i cambi ibridi e il riciclo della componentistica del motore non siano determinanti.