Divenuta improvvisamente famosa in tutto il mondo per il disastro nucleare di Fukushima, la Tepco – Tokyo electric power co. – compagine amministratrice dell’impianto colpito dallo tsunami conseguente al terremo dell’11 marzo 2011 che ha colpito l’arcipelago nipponico, è stata costretta a chiudere il bilancio fiscale 2011 / 2012 con risultati estremamente negativi, diretta conseguenza dei fatti tristemente famosi, che hanno catalizzato l’attenzione di tutto il Pianeta.
La Tepco ha così annunciato perdite annuali per 781 miliardi di yen, pari a poco più di 9,75 miliardi di dollari al cambio attuale. Un risultato che, come si potrà intuire, è straordinariamente negativo, e va perfino al di là delle nere previsioni degli osservatori internazionali, che attendevano perdite ingenti, ma non certo ammontanti all’incredibile risultato netto negativo conseguito dall’azienda.
Per l’anno fiscale in corso, che si concluderà il 31 marzo 2013, inoltre, la società ha dichiarato di attendersi nuove perdite, sebbene inferiori, e un fatturato aumentato a quota 6 mila miliardi di yen. La Tepco sarà altresì protagonista di un processo di nazionalizzazione sostanziale, essendo al centro di un piano di salvataggio valutato intorno ai 12 miliardi di dollari.
Il presidente della società, Toshio Nishizawa, ha inoltre dichiarato che quest’anno i costi del carburante subiranno una forte impennata dopo lo stop dei reattori nucleari, che soddisfacevano un terzo del fabbisogno energetico nazionale.
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Nel bilancio 2012 / 2013 l’azienda dovrebbe perdere oltre un miliardo di euro, mentre un ritorno all’utile è previsto solamente per l’esercizio 2013 / 2014, e sempre a patto che il governo giapponese si decida ad approvare un aumento delle tariffe e la ripartenza della centrale nucleare di Kashiwazaki Kariwa. La società ha altresì domandato un incremento delle tariffe elettriche al ministro del Commercio e dell’Industria per le abitazioni e per le piccole imprese: un apprezzamento del 10%, che non mancherà di generare nuove polemiche.