Si torna a parlare di Politica Agricola Comune (Pac) e ovviamente la notizia non può che riguardare da vicino l’Italia: in effetti, gli stati membri dell’Unione Europea hanno l’obbligo di restituire a Bruxelles ben 436 milioni di euro relativi ai fondi che sono stati spesi in maniera indebita. La decisione ha a che fare con la procedura di liquidazione dei conti. Si tratta, nello specifico, di tredici nazioni, tra cui appunto il nostro paese, quali Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Gran Bretagna. Vi sono dunque delle rettifiche che devono essere effettuate quanto prima; tra le più significative si possono sottolineare quelle in merito ai controlli delle uve secche in Grecia, i premi per i bovini francesi, la produzione e l’ammasso di zucchero, la mancata definizione delle buone condizioni agronomiche e ambientali per quel che riguarda il requisito della condizionalità, senza dimenticare i diritti di reimpianto.
E sono stati proprio questi ultimi a coinvolgere l’Italia da questo punto di vista, con quasi 99 milioni di euro da restituire a causa dell’impianto di viti senza di essi. La Commissione Europea è solita condurre circa un centinaio di audit ogni anno e queste verifiche conducono poi anche a risultati del genere: le correzioni delle carenze appena menzionate devono essere sufficienti, così da recuperare tutti i fondi arretrati.
Nel frattempo si è scatenata una sorta di polemica a distanza proprio tra l’Ue e la Fedagri-Confcooperative; secondo il presidente di quest’ultima associazione, Davide Vernocchi, sulla frutta estiva bisogna denunciare una nuova beffa, visto che non sono stati migliorati i valori relativi alle indennità di ritiro, vale a dire quegli importi che sono riconosciuti ai produttori per le quantità di prodotto che sono eliminate dal mercato e destinate alla beneficenza. Il problema si riferisce a quei prodotti che a livello storico non hanno mai inciso sul bilancio degli interventi.