La vicenda che sta coinvolgendo il gruppo finanziario Unipol e la compagnia assicurativa Fondiaria Sai sta dominando le cronache economiche da diverso tempo e le critiche non mancano di certo: in particolare, come ha rilevato l’associazione dei consumatori Altroconsumo, le prospettive legate a questa concentrazione non sono affatto positive per i cittadini, visto che sono molto alti i rischi relativi alla concorrenza tariffaria delle polizze, senza dimenticare le performance altalenanti di cui possono diventare protagonisti i relativi titoli azionari.
Dall’intera operazione è stato fatto nascere un gruppo in grado di coprire quasi un terzo del ramo danni nazionale in appena tre provincie del nostro paese, mentre la percentuale in questione sale addirittura al 40% in ventidue provincie. L’Antitrust ha provato a ridimensionare lo scenario, obbligando alla vendita dei rami da parte di alcune imprese controllate, ma il quadro non è cambiato poi moltissimo. Secondo Altroconsumo, infatti, le due compagnie non si sono mai caratterizzate negli ultimi anni per il loro virtuosismo dal punto di vista della competitività e questa concentrazione conferma le mire espansionistiche e poco utili ai consumatori. Una maggiore concorrenza nel comparto assicurativo potrà essere ottenuta soltanto nel momento in cui vi saranno nuovi attori, soprattutto quelli di nazionalità straniera, finora rimasti ai margini del nostro paese.
Un auspicio importante riguarda il fatto che le reti distributive possano realmente rimanere aperte e che tutto non sia una semplice promessa. I risparmiatori sono quelli che devono preoccuparsi maggiormente per l’accordo in questione. In effetti, basta pensare a tutti coloro che sono azionisti di Premafin, di Fonsai e di Unipol, il consiglio che viene da più parti è quello di lasciar perdere un investimento del genere, anche perché le società che fanno parte del gruppo Ligresti sono fallite dal punto di vista virtuale. Non mancano i rischi per gli assicurati di Fonsai, con i rimborsi per i sinistri che non promettono nulla di buono.