Il gruppo Japan Airlines (JAL) si appresta a tornare sul mercato azionario. Tre anni dopo la sua espulsione per fallimento, il Tokyo Stock Exchange ha concesso la nuova autorizzazione per cui il 19 Settembre potrà fare il suo (secondo) ingresso in Borsa. JAL spera di raccogliere qualcosa come 8,5 miliardi di dollari: si tratterebbe della IPO più importante dell’anno in Giappone e, verosimilmente, la seconda al mondo dopo quella di Facebook, avvenuta nel mese di maggio (16 miliardi).Japan Airlines, uno dei colossi del settore, aveva presentato istanza di fallimento nel gennaio 2010, schiacciata dal peso di un enorme debito (25,6 miliardi di euro). Il gruppo risucì a sopravvivere grazie al sostegno finanziario del governo che pose JAL in amministrazione controllata. Il fondo d’investimento Enteprise Turnaround Initiative Corporation, che rilevò la maggior parte delle azioni del vettore, detiene attualmente quasi il 97% del capitale del gruppo giapponese. La parte restante è nelle mani dei dirigenti della società e delle sue banche.
Secondo il piano presentato Venerdì, l’Etic collocherà sul mercato tutti i 175 milioni di azioni detenute in portafoglio. L’obiettivo di JAL è quello di raccogliere un bottino consistente, pari a 700 miliardi di yen (l’equivalente di 7 miliardi di euro). Secondo il presidente del gruppo, Yoshiharu Ueki, questo permetterebbe all’impresa di restituire allo Stato i 350 miliardi di yen investiti dalla Etic. Il prezzo iniziale dell’azione sarà determinato il 10 settembre e saranno collocate il 19 settembre.
L’annuncio della reintroduzione di JAL in borsa, interviene all’indomani della pubblicazione dei risultati societari: la compagnia aerea ha registrato forti profitti, con un utile netto nel primo trimestre dell’anno fiscale 2012-2013 (che si concluderà a fine marzo), raddoppiato, a 26,9 miliardi di yen (280 milioni di euro).
Ma non tutti gli osservatori, tuttavia, sembrano essere convinti della veridicità dei conti e ritengono prematuro affermare che la società sia effettivamente fuori dai guai. I dubbi sollevati dagli scettici è che i dati presentati da JAL siano artificiali (le passività sarebbero state semplicemente cancellate) e che, di fatto, non vi sarebbe una concreta e reale rinascita della ammiraglia giapponese.
Gli analisti hanno anche sottolineato che il periodo scelto per questo ritorno in borsa non è certo il migliore: i mercati finanziari sono infatti particolarmente penalizzati dalla crisi del debito in Europa e caratterizzati da estrema volatilità.
Dal fallimento nel gennaio 2010, JAL ha cercato in tutti i modi, e con ogni mezzo, di abbattere i propri costi. Ha eliminato le linee deficitarie, ceduto degli asset, chiuso uffici all’estero, ridotto la flotta, abbandonando gli aerei più grandi (che consumano più carburante) e ha intensificato le partenership. Inoltre, JAL ha anche tagliato il suo personale di un terzo, eliminando 16000 posti di lavoro.