Lo scandalo relativo al Libor (London Interbank Offered Rate) sta dominando da tempo le cronache finanziarie: questo tasso variabile è stato ridotto a piacimento da diversi colossi bancari, in primis dalla britannica Barclays, tanto che le modifiche hanno finito per coinvolgere anche il “cugino” Euribor (Euro Interbank Offered Rate). L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sta da un po’ di tempo questo sospetto, un pensiero che ora viene rafforzato dal centro studi di Almaiura.
La società veronese, infatti, ha messo in luce con una opportuna indagine l’anomalo andamento del tasso in questione, in particolare per quel che concerne il periodo compreso tra la fine del 2008 e l’inizio di quest’anno. Tra l’altro, una buona fetta di responsabilità è quella delle autorità statunitensi, le quali si erano accorte già nel corso del 2005 e fino a tutto il 2007 dei bizzarri atteggiamenti di diversi trader finanziari. La ricerca di Almaiura è stata avviata lo scorso mese di ottobre, con l’Euribor che è risultato in maniera puntuale inferiore rispetto al normale. In aggiunta, questi risultati sono stati causati dagli effetti della crisi economica dell’eurozona.
Tra l’altro, questi calcoli sono stati effettuati istituto di credito per istituto di credito; nel caso dei paesi Piigs, vale a dire quelli maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico, le strane performance possono essere spiegate proprio con tali rischi, ma nel caso di banche di nazionalità americana, tedesca e francese, i bassi tassi non hanno alcuna ragione di esistere. In conclusione, lo studio di questo centro studi si è anche soffermato sul funzionamento esatto dell’Euribor, il quale sembra essere stato strutturato per andare contro le leggi che fanno capo all’Antitrust italiana e a quella europea. I principali danneggiati in questi casi sarebbero i percettori netti dell’Euribor, vale a dire le banche di piccole dimensioni e i titolari di bond indicizzati.