Unicredit, JP Morgan e Mediobanca sono – stando alle più recenti indiscrezioni riportate da Il Sole 24 Ore, le tre banche d’affari che sarebbero in pole position per ottenere un posto nella procedura che porterà la Cassa Depositi e Prestiti a dismettere sul mercato una quota pari al 3,4 per cento nell’Eni. Una operazione che è inquadrabile all’interno del riassetto di Snam Rete Gas, e che non potrà che passare attraverso fitti colloqui con alcuni dei principali istituti bancari di riferimento in ambito internazionale.
Sempre secondo le indiscrezioni, infatti, l’operazione potrebbe partire già entro la fine del mese di settembre, ammesso che le condizioni sui mercati finanziari non siano eccessivamente penalizzanti. L’incarico alle banche potrebbe pertanto divenire realtà nelle prossime settimane, ma sempre se la Borsa non tradirà le attese: per il momento, il quotidiano economico finanziario ricorda come agosto non abbia certamente deluso, con una capitalizzazione complessiva di Piazza Affari in crescita dell’8,7 per cento, e con un valore di mercato di Eni cresciuto del 4,6 per cento.
Ricordiamo, in proposito, come Cdp stia cercando di disfarsi a buon mercato della quota in Eni eccedente il 30 per cento, a seguito dell’annullamento delle proprie azioni della compagnia energetica. L’operazione potrebbe così favorire la generazione di liquidità in vista del trasferimento delle azioni Snam, programmato per ottobre dopo l’atteso via libera da parte dell’Antitrust. Al termine, Snam verrà ricondotta nel perimetro di Snam, con impatto cassa neutrale.
Tra gli operatori più interessati a mettere le mani sulla quota di Eni che Cdp vorrebbe dismettere c’è la Qia, il fondo del Qatar, che negli ultimi mesi – sostengono i soliti rumors bene informati – avrebbe provveduto a rastrellare le azioni di Eni sul mercato per poter accumulare una posizione pari all’1 per cento, per un controvalore che – a quote attuali – si aggirerebbe intorno ai 600 milioni di euro.
Qui Eni si accorda con Rosneft per i giacimenti artici.