Non è un grande danno economico, ma è sicuramente un pregiudizio di immagine. Parliamo della vicenda che poche ore fa ha portato alla luce l’obbligo, per la Telecom e per l’Inter di risarcire Bobo Vieri per un milione di euro. L’ex attaccante dei nerazzuri era stato spiato quando ancora giocava per il club milanese. Una volta accortosi di quanto stava accadendo, Vieri aveva avviato una causa giudiziaria finalizzata a richiedere un risarcimento di 21 milioni di euro (12 a Telecom e 9 all’Inter). Il risarcimento confermato dai giudici è nettamente inferiore alle richieste, ma pur sempre in grado di far giurisprudenza.
Secondo quanto i legali di Vieri hanno cercato di dimostrare in sede giudiziale, ad essere i mandanti dello spionaggio compiuto sull’attaccante della nazione erano stati i vertici dell’Inter. Tra il 1999 e il 2000, l’ex presidente di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, il presidente dell’Inter Massimo Moratti e il dirigente – oggi scomparso – Giacinto Facchetti, avrebbero così deciso di rivolversi a Giuliano Tavaroli, capo della sicurezza interna di Telecom, per informarsi su come gli altri club calcistici seguissero la vita dei calciatori.
A quel punto, però, nessun pedinamento su Bobo Vieri era stato effettuato. Lo “spionaggio” – sempre secondo le ricostruzioni dei legali – avvenne tra il 2002 e il 2003, su incarico ricevuto da Adamo Bove, direttore della security scomparso nel luglio del 2006. Stando a quanto affermato da Tavaroli, all’epoca avrebbe ricevuto una telefonata dalla segreteria di Tronchetti Provera, e avrebbe poi girato la pratica a Emanuele Cipriani, investigatore privato ancora coinvolto nel processo.
Tavaroli avrebbe poi incontrato il presidente dell’Inter, che gli avrebbe espresso preoccupazioni sulle frequentazioni di Vieri. A svolgere la pratica fu Cipriani, che “venne pagato autonomamente dall’Inter”.
Nel dispositivo il giudice sostiene che “entrambe le società devono essere ritenute solidalmente responsabili del danno subito” da Vieri.
Tra le altre vicende che riguardano la compagnia telefonica, segnaliamo: l’Antitrust accetta gli impegni di Telecom Italia sulla posizione dominante.