I derivati possono cominciare a fare meno paura: il Tribunale di Monza, infatti, ha annullato un contratto swap di questo tipo e ha allo stesso tempo condannato l’istituto di credito che è rimasto coinvolto nella sottoscrizione, vale a dire il Banco di Desio. La sanzione inflitta consiste nel risarcimento alla società che ha investito di una somma pari a cinquantamila euro, vale a dire le perdite complessive che sono state realizzate, oltre agli oneri addebitati nel conto. La sentenza è stata molto chiara da questo punto di vista, ricordando come la cessione di un simile contratto a un cliente come prodotto finanziario e con lo scopo di garantire la copertura dai rischi relativi ai tassi di interessi può essere considerato nullo per difetto di causa.
Più precisamente, questa situazione si verifica quando le condizioni economiche contrattuali non corrispondono alla funzione di copertura. Che cosa è successo nello specifico? In pratica, nel 2003 la società rimasta coinvolta ha sottoscritto il derivato a cui si sta facendo riferimento, vale a dire un Interest Rate Swap, proprio per ottenere la tutela menzionata in precedenza. Ebbene, a causa delle enormi perdite, la compagnia lo ha estinto in via anticipata quattro anni dopo, anche perché nel contratto stesso era nascosto un contenuto di tipo speculativo.
Il contratto era strutturato in maniera ben precisa: in effetti, si prevedevano tassi fissi a carico del cliente, ma in grado di crescere ogni singolo anno e in modo da rendere residuale lo scenario di un loro superamento da parte dell’Euribor a tre mesi. Dunque, il tribunale monzese non ha potuto non constatare, come segnalato dalla Confconsumatori, che i parametri erano più che squilibrati, tanto che la banca avrebbe dovuto dimostrare che le previsioni delle future performance dell’Euribor a tre mesi indicavano questa differenza. Una pronuncia di questo tipo è una novità molto importante per i consumatori e c’è la speranza che anche altri tribunali prendano esempio da essa.