Le differenze lavorative tra uomo e donna sono ancora troppo marcate nel nostro paese: questo argomento merita un impulso e un approfondimento importante, tanto più che l’Abi (Associazione Bancaria Italiana) ha voluto organizzare per la giornata odierna un apposito convegno, il cui titolo è piuttosto emblematico, “Donne, banche e sviluppo, l’Italia che cambia passo per crescere”. Insomma, si è capito che anche le carriere al femminile meritano un rispetto importante. I dati che sono in possesso hanno messo in luce come l’Italia non sia proprio il peggiore dei paesi da questo punto di vista, visto che vi sono alcuni settori in cui le percentuali di donne si avvicinano alla metà esatta dell’occupazione (in primis quello bancario).
In aggiunta, le neo assunzioni riguardano in oltre il 50% dei casi delle persone di sesso femminile, tanto è vero che nel periodo compreso tra il 2015 e il 2017 si parla già del raggiungimento della parità lavorativa, sempre nell’ambito del sistema bancario. Tutto quello che è appena stato descritto, però, non è sufficiente per arrivare a livelli ben più accettabili; in effetti, i principali paesi del continente europeo vantano delle percentuali maggiori, la speranza è che questa sorta di “recupero” all’italiana possa portare dei risultati proficui.
Una stima significativa in tal senso è quella relativa ai cinque anni compresi tra il 2005 e due anni fa, visto che nel quinquennio in questione l’aumento di presenze femminili dell’Italia è stato secondo solamente a quello spagnolo (circa l’1% ogni anno). Come ha voluto sottolineare il numero uno dell’Abi, Giuseppe Mussari, l’adattamento delle donne all’attuale crisi economica è senza dubbio migliore rispetto a quella degli uomini, un valore aggiunto che va sfruttato a tutti i costi. L’associazione ha richiesto espressamente delle nuove riforme strutturali, in modo da superare definitivamente tutti i vincoli e gli ostacoli che fino a questo momento hanno impedito un pieno sviluppo delle carriere rosa.