Il rosso che caratterizza le imprese italiane è sempre più profondo: come ha rilevato la Cgia di Mestre, le aziende non riescono a restituire in modo corretto e in tempo i prestiti che vengono concessi dalle banche, di conseguenza non deve stupire più di tanto se le sofferenze si sono ormai avvicinate agli ottantotto miliardi di euro, vale a dire un record che non era mai stato neanche sfiorato da quando esiste la moneta unica. Secondo la confederazione veneta, inoltre, tra il mese di agosto dello scorso anno e quello del 2012 (un anno esatto dunque), gli impieghi che sono stati erogati dalle banche alle imprese è ammontato a ventisette miliardi di euro, non certo al passo con l’incremento delle già ricordate sofferenze.
Se si analizza il fenomeno dal punto di vista territoriale, poi, ci si accorge che è l’Italia centrale quella che ha sofferto di più da tale punto di vista, dato che nel giro di un anno (l’ultima stima disponibile è quella di luglio scorso) le sofferenze sono aumentate di ben 17,3 punti percentuali; le variazioni sono state leggermente inferiori nel resto della Penisola, come ad esempio al Nord-Est (+16,9%), nel Nord-Ovest (+15,1%) e nel Sud (+14,6% per la precisione).
Il calo più evidente per quel che riguarda i prestiti, invece, è stato registrato nelle regioni del Nord-Ovest, con una contrazione complessiva del 2,67%. Gli anni di crisi, come si sa, sono ormai quattro e le piccole e medie imprese non riescono più a sopravvivere se non riescono a gestire e ottenere liquidità. Dunque, gli ordini e le domande vengono soddisfatti attraverso il pagamento di forniture, l’acquisto di materie prime e di servizi, ma anche delle utenze, senza dimenticare il versamento delle tasse e dei contributi. Quello che occorre evitare ora, sempre secondo la Cgia, è di far crollare l’economia reale, in primis le aziende e tutti i loro dipendenti.