Poche parole e nessuna motivazione: è in questo modo che Guido Rossi ha rassegnato le sue dimissioni dalla Consob (Commissione Nazionale di Società e Borsa), all’interno della quale ricopriva il ruolo di garante del Codice Etico. La rinuncia è giunta nel corso della giornata di ieri, per un incarico che veniva svolto dallo scorso mese di maggio. Come già anticipato, non sono state precisate le motivazioni per un gesto simile, dunque per il momento prevalgono soltanto quelle strettamente personali, anche perché Rossi era apprezzato dalla commissione per essere stato in passato il numero uno della stessa (tra il 1981 e il 1982 per la precisione).
C’è però da sottolineare come la sua posizione sia stata criticata da diverso tempo a questa parte, visto che il ruolo di garante veniva accompagnato anche da quello di consulente all’interno di società quotate e quindi sottoposte al controllo della Consob. I casi emblematici sono quelli di Unipol, sotto stretta sorveglianza dopo la fusione con Fondiaria Sai, ma anche il rapporto con lo studio Chiomenti ha fatto chiacchierare parecchio. La collaborazione con Vincent Bollorè, finanziere accusato di manipolazione proprio dalla Consob, si può considerare a dir poco scomoda da questo punto di vista.
Questo vuol dire che, implicitamente, si è preteso da Rossi un intervento come garante nel momento in cui Giuseppe Vegas, numero uno della commissione, si è incontrato con i principali protagonisti dell’affaire Unipol-Fonsai, più precisamente sui benefici monetari che sono stati ottenuti dalla famiglia Ligresti. Tra l’altro, il terzo articolo del Codice Etico è molto chiaro e non lascia spazio a dubbi: il dipendente della Consob deve operare con imparzialità ed evitare qualsiasi trattamento di favore. Inoltre, non vi devono essere rapporti con soggetti coinvolti o interessati dall’attività dell’ente, al punto da compromettere l’indipendenza dello stesso o da rendere più vulnerabile la sua imparzialità. Le mancate sanzioni di Rossi sono ora “punite” con queste dimissioni.