Nella settimana che giunge a conclusione Monte dei Paschi di Siena ha formalizzato la richiesta di aiuti pubblici mediante i c.d. Monti Bond, per una cifra vicina ai 3,9 miliardi di euro. La somma servirà altresì a sostituire i “vecchi” Tremonti Bond, emessi per 1,9 miliardi di euro, e per pagare gli interessi da corrispondere sui bond già sottoscritti, per 170 milioni di euro. Ma come funzionano i Monti Bond del Monte dei Paschi di Siena?
Con l’emissione dei Monti Bond il debito di Mps aumnenterà senza diluire la posizione degli attuali azionisti, e senza costringere lo Stato a divenire un socio di riferimento dell’istituto di credito: in questo modo Siena riesce ad aggirare il pericolo di una nazionalizzazione della terza banca italiana, senza dover affrontare di petto l’opposizione di Bruxelles.
A ben vedere la nazionalizzazione è stata evitata in virtù di un ultimo emendamento che stabilisce che nell’ipotesi di risultato negativo dell’esercizio (come sarà, visto e considerato un 2012 in perdita, gli interessi sui Tremonti Bond e sui Monti Bond, siano corrisposti “mediante assegnazione al ministero del corrispondente valore nominale di strumenti finanziari di nuova emissione o di azioni ordinarie, sempre di nuova emissione, al valore di mercato”.
Pertanto, Monte dei Paschi di Siena pagherà gli interessi in denaro o con titoli propri (difficilmente sarà tuttavia assunta una simile scelta) oppure emettendo altri Monti Bond: una opzione, questa seconda, che è stata accolta da Siena attraverso l’incremento del debito nei confronti dello Stato (vedi anche Mps contro Moody’s).
Ad aprile 2013, in sede di approvazione del bilancio 2012, Monte dei Paschi di Siena sceglierà certamente di pagare gli interessi incrementando l’esposizione passiva nei confronti dello Stato, che passerà così da 3,9 miliardi a 4,7 miliardi, e rinviando pertanto il problema di ospitare un nuovo azionista che avrebbe compresso la posizione degli azionsiti presenti. Diverrà a quel punto indispensabile riprendere la strada di una redditività sul breve termine che, secondo il piano industriale, dovrà essere raggiunta nel 2015, nella misura del 7%.