Facebook, il più noto social network del mondo, è al centro di una serie di indagini da parte della Guardia di Finanza, che puntano a verificare il corretto adempimento degli obblighi tributari in Italia. Una iniziativa che pone Facebook nello stesso recinto in cui, pochi giorni fa, è terminato Google Italy. Anche per il social network di Mark Zuckeberg, la Guardia di Finanza ha avviato delle verifiche inerenti un formale controllo fiscale amministrativo sulle tasse pagate e eventuali divergenze sulle dichiarazioni di reddito imponibile.
Stando a quanto segnala La Repubblica, che si è occupata prontamente del caso, “il nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle di Milano ha condotto una serie di accertamenti amministrativi presso gli uffici milanesi dell’azienda fondata da Mark Zuckerberg. Si tratta del riscontro di un corretto adempimento degli obblighi tributari in Italia, esattamente come avvenuto qualche giorno fa con Google Italy”.
Il Ministero dell’Economia aveva in merito ricordato come “nel quinquennio 2002-2006 Google non ha dichiarato reddito imponibile per oltre 240 milioni di euro, che sono pari a 96 milioni di euro di iva da versare al Fisco italiano”.
Sulla base di quanto sopra, sembra piuttosto ovvio che Facebook possa ben inserirsi all’interno di quella fascia di controlli preannunciati dalla Gdf nei confronti di quelle aziende che “si sottraggono al pagamento delle imposte in misura adeguata alla loro capacità contributiva”, ovvero quei grandi gruppi internazionali che riescono a sfruttare margini lacunosi delle singole legislazioni tributarie locali e internazionali per pagare meno tasse di quanto in realtà dovuto (vedi anche il nostro focus sull’aggiramento presunto del fisco inglese).
“Nei confronti di Google i controlli della Gdf potrebbero aprire a scenari di ben altre dimensioni se si pensa che il fatturato del quinquennio successivo a quello citato nella risposte del ministero è di almeno 1,7 miliardi, dunque c’è da aspettarsi un’altra trance da almeno 600 milioni di tasse eluse, al netto delle multe” – chiude La Repubblica.