Il caso Italcementi, con due anni di mobilità e cassa integrazione straordinaria, è solamente la punta dell’iceberg: la Fillea Cgil ha svelato tutto il resto, lanciando l’allarme sulla grave crisi del settore italiano delle costruzioni. In base ai dati in possesso al sindacato, infatti, negli ultimi tre anni si è registrata una contrazione pericolosa, con la perdita del posto di lavoro di ben 120mila persone ogni anno, vale a dire più di trecento al giorno. Volendo essere ancora più precisi, sono circa mezzo milione le occupazioni perse tra i vari comparti che si possono far rientrare nel novero, ovvero l’edilizia, i materiali da costruzione, il cemento e anche l’industria del legno e dell’arredo in generale.
Più chiaro di così non poteva essere Walter Schiavella, numero uno della federazione a cui si sta facendo riferimento. Il periodo 2009-2012 è stato dunque archiviato nel peggiore dei modi, ma come sarà nello specifico il futuro più immediato? Il 2013 è stato già definito come un anno a dir poco drammatico, tanto che non si riuscirà ancora a intravedere la luce in fondo al tunnel. Schiavella ha paragonato questi effetti a uno tsunami, il quale è stato in grado di spazzare via circa il 30% delle costruzioni italiane.
Il mattone, storico punto di riferimento quando si vuole parlare di investimenti sicuri, non è più solido come un tempo. Il record negativo settoriale, inoltre, sta durando da ben diciannove trimestri consecutivi, una scia troppo lunga. La produzione persa ammonta a trenta punti percentuali, mentre gli investimenti pubblici si sono ridotti del 40%: a completare questo quadro così fosco ci pensa il calo del fatturato tra il 2008 e il 2010, vale a dire più del 16%. Come se non bastasse, poi, bisogna aggiungere le sessantamila aziende fallite e la diminuzione di qualsiasi valore, in primis le ore lavorate e soprattutto la massa dei salari.