La complessa vicenda giudiziaria che vede coinvolta Porsche e alcuni fondi hedge sembra essersi conclusa, almeno nel suo primo step naturale, in favore della casa automobilistica. La società si è infatti aggiudicata il primo dei round che hanno ad oggetto lo scontro legale con diversi hedge fund, generato dal naufragato tentativo di scalata alla Volkswagen. Ma vediamo perché i giudici americani hanno dato ragione a Porsche, e cosa potrebbe ora accadere alla società auto.
La Corte d’appello di Manhattan – ricordava il quotidiano Italia Oggi – “ha respinto una causa intentata negli Usa dagli hedge fund contro la holding della famiglia Piech–Porsche per motivi giurisdizionali: non c’è il presupposto giuridico della competenza territoriale” (vedi anche Investimenti Volkswagen 2013 – 2015).
La vicenda, almeno in ambito finanziario, era ben nota. “Quattro anni fa” – affermava ancora il quotidiano – “26 fondi, tra cui Viking Global Equities e Glenhill Capital, avevano depositato una richiesta di risarcimento danni da 1,4 mld di dollari (1,06 mld euro), accusando Porsche di averli ingannati per le scarse informazioni sulle sue intenzioni di conquistare il controllo di Volkswagen. All’epoca i fondi avevano aperto posizioni short sul titolo Vw, convinti che Porsche non avesse intenzione di aumentare la sua partecipazione nella casa di Wolfsburg. Tuttavia il successivo annuncio di voler procedere con l’acquisto dei titoli generò un rally delle azioni Vw e pesanti perdite per i fondi” (vedi anche Mercato auto mai così male da 35 anni).
Ad ogni modo, come detto, la vicenda sembra esser ben lungi dal concludersi. Porsche si è infatti aggiudicata solamente il primo dei round che porteranno sul lungo termine gli strascichi giudiziari. I fondi hedge coinvolti nel processo hanno infatti ora tempo fino a fine mese per poter proporre ricorso: una mossa che sembra quasi scontata, visto e considerato che i fondi interessati sembrano avere tutte le intenzioni di affermare la propria posizione.