L’azione di classe promossa dall’associazione dei consumatori Altroconsumo contro Intesa Sanpaolo sta entrando nel vivo. In effetti, i giudici del Tribunale di Torino dovranno esprimersi in tal senso, con una udienza che si avvicina sempre più e che è prevista per gli ultimi giorni di marzo (tra due mesi esatti dunque). Tutte le adesioni necessarie per questa class action e che hanno a che fare con le commissioni di scoperto del conto corrente non lecite sono state raccolte, mentre la richiesta ben precisa rivolta all’istituto di credito piemontese è quella di restituire tutto quello che è stato applicato in tale maniera.
I fatti in questione sono stati fatti risalire al 2009, dunque si tratta di tre anni di comportamenti scorretti. Che cosa è successo di preciso? I clienti in possesso di un conto corrente si sono trovati a vivere una situazione paradossale, con il conto stesso finito in rosso per qualche giorno oppure per poche settimane e la banca di Torino era subito pronta a richiedere il pagamento degli interessi passivi e di questa famigerata commissione. Nel dettaglio, quest’ultima viene anche definita tramite la sigla Csc, vale a dire commissione di scoperto di conto.
Il fatto che sia illecita dipende dall’introduzione posta in essere dalla banca, ovvero in sostituzione delle commissioni di massimo scoperto che fortunatamente sono state abolite tre anni fa per legge. Evidentemente, Intesa Sanpaolo pretendeva di rimpiazzare la misura con una nuova di zecca. Riusciranno i correntisti coinvolti a ottenere i soldi persi? Secondo la Corte di Appello di Torino, questa azione collettiva può essere considerata ammissibile: la scelta del 2009 come anno non è casuale, in quanto la class action consente di intervenire solo dopo questo momento. L’ammissibilità, invece, è stata concessa nell’autunno del 2011, in quanto Altroconsumo è ritenuta una associazione in grado di rappresentare in modo adeguato gli interessi dei correntisti.