Ormai bisogna rassegnarsi: la pausa pranzo al bar, al ristorante o a un self-service rischia di prosciugare i nostri portafogli. Secondo quanto accertato dall’Osservatorio Nazionale dell’associazione Federconsumatori, non tutte le tasche degli italiani possono sostenere questa spesa, soltanto all’apparenza semplice e trascurabile. In effetti, vi sono addirittura dei casi in cui, con lo stipendio a disposizione, si arriva a sborsare il 20% del salario stesso, un quinto quindi. Tutta colpa dei rincari che l’associazione dei consumatori ha minuziosamente messo in luce. Ad esempio, i pasti presso un punto ristoro o nei self-service sono stati caratterizzati da aumenti medi di tre punti percentuali rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Se si sceglie di ordinare un menù classico, vale a dire quello composto da un piatto di pasta, mezzo litro d’acqua, macedonia e caffè, si possono spendere anche più di tredici euro, di cui solo sei per il primo. Questo vuol dire che l’esborso mensile ammonta a 288,20 euro, circa 137 punti percentuali in più nel confronto con il 2001 (sembra passato un secolo in realtà). Ecco perché è molto meglio e consigliabile portarsi direttamente da casa qualcosa di pronto, una scelta decisamente più economica e pratica.
Secondo la Federconsumatori, non deve sorprendere più di tanto questo rincaro, i prezzi di qualsiasi bene sono in continua crescita e si sa bene come il carrello della spesa sia interessato da un trend ben preciso. Di conseguenza, molti cittadini preferiscono rinunciare alla pausa pranzo nei locali e alla comodità, ma il risparmio deve venire prima di tutto in questi tempi. D’altronde, un pasto identico a quello elencato in precedenza, ma preparato a casa, costa appena tre euro, il 77% in meno. Anche altri cibi sono rincarati parecchio, come ad esempio la carne (+3%), il pesce (+2%), senza dimenticare i gelati, i tramezzini e i panini, letteralmente schizzati alle stelle dal 2001 ad oggi.